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APRILE
2014
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Biotech da podio
Sono piccole ma innovative, anche se devono combattere contro i rischi provocati dal
mancatosostegnoalla ricerca: è il quadrodisegnatodaAssobiotecedEy incollaborazione
con Farmindustria e Ita, che tratteggia le caratteristiche della maggior parte delle aziende
italiane che operano nel settore biotech.
NelnostroPaeseilsettoreècompostoda422impreseimpegnateinR&Deloscorsoanno
ha prodotto un fatturato di oltre 7 miliardi di euro. Gli addetti occupati nell’attività di R&S
sono6.626, inflessionedell’1%rispettoal 2012. Sonoaumentati dell’1%gli investimenti,
pari a 1,5 miliardi di euro. Nel complesso l’industria biotecnologica italiana si colloca al
terzo posto in Europa, dopo
Germania e Gran Bretagna,
per numero di aziende ‘pure
biotech’ (264).
E se, in Italia, le piccole
imprese rappresentano
il 77% del settore, per le
‘pure biotech’ la percentuale
di microaziende (con meno
di 10 addetti) e di piccole
imprese (menodi 50addetti)
sale all’88%. Da un lato
questo testimonia la vitalità
diunsettorecaratterizzatoda
continua capacità innovativa
edastart-upchevivonodi ricerca.D’altrocantocreaproblemi nella raccoltadi investimenti
di venture-capital, con le imprese italianechehanno raccoltosolo l’1,6%degli investimenti
complessivi in Europa a fronte del 27,7%delle imprese della Gran Bretagna, dell’11,7%
delle aziende francesi e del 10,5% di quelle tedesche. Anche Paesi più piccoli hanno
conquistato maggiori investimenti. Dall’Olanda (9,2%del totale europeo) alla Danimarca
(8,4%), sino al 4,1% dell’Austria o al 3,8% del Belgio. Le conseguenze, negative, sono
inevitabili.
Dopo diversi anni di crescita a ritmo sostenuto, lo scorso anno il settore ha mostrato
segni di difficoltà dovuti alla cronica assenza di provvedimenti per sostenere la R&D e
per tutelare i prodotti innovativi. Per aumentare, ma soprattutto consolidare, il posto sul
podio serve un piano strategico nazionale per la bioeconomia.
EDITORIALE
LUCA ROSSI