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SETTEMBRE
2013
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Privatizzare con coraggio
Per ridurre il pachidermico debito pubblico del nostro Paese, vero e propriomacigno
a politiche liberali di sostegno alla crescita, si potrebbe ricorrere a una massiccia
operazione di privatizzazioni: recentemente il ministro all’Economia Saccomanni ha
riproposto una ricetta che ciclicamente riemerge nel dibattito economico nazionale.
Nel 1985 nel nostro Paese si avviò un processo significativo di privatizzazioni con
l’obiettivo di contribuire al risanamento delle finanze pubbliche, ridurre l’enorme
invasività statale inambito industriale, aumentare la concorrenza inottemperanza alle
disposizionicomunitarie.Dal1985al2012l’Italiahaintroitatodaquesteoperazioni157
miliardi di euro, preceduta in Europa
solo dalla Francia (174 miliardi).
I mercati oggi sono poco favorevoli
per che vuole condurre operazioni
di privatizzazioni/dismissioni. La
debolezza dei mercati europei è
confermata dai dati: nel 2012 gli
introitidadismissionisiaggiranosui17
miliardi, che corrispondono a quasi un
terzo di quanto la UE introitò nel 2008.
Programmi di dismissioni, infatti, sono
stati rinviati o ridimensionati in Paesi
cheneavevanoungrandebisogno,ad
esempio la Grecia che si prefiggeva
sul 2011-2015 dismissioni per 50
miliardi ora ridimensionati a 19 mentre i 3 miliardi del 2012 non sono stati raggiunti
o la Spagna che nel 2011 ha bloccato all’ultimo momento due offerte pubbliche
per un totale di 7 miliardi di euro.
Tra lepiùappetitesulmercato, ci sono le impresea rilevanza internazionale. Inquesto
caso però occorre che le imprese italiane mantengano il controllo delle aziende a
valore strategico evitando un vero e proprio saccheggio. Il nostro Paese deve evitare
gli errori del passato che ci hanno visto uscire da settori per noi vitali come quello
dell’elettronica, della chimica e recentemente dell’energia. Ma per questo occorre
un Governo che abbia idee chiare e coraggio di portarle avanti.
EDITORIALE
LUCA ROSSI
