Acimall: tengono le esportazioni del legno
Un calo contenuto del 3,7 per cento rispetto al 2011, con la Germania 'top client'
Le nostre esportazioni nell’ultimo scorcio del 2012 hanno riservato qualche favorevole sorpresa e hanno permesso di rivedere al rialzo i risultati delle tecnologie per il legno italiane all’estero. È quanto emerge dai dati import/export elaborati da Acimall, l’associazione dei costruttori italiani di macchine e impianti per la produzione di mobili e la lavorazione del legno, relativi al 2012 e diffusi in questi giorni. Lo scorso anno abbiamo venduto tecnologie (utensili esclusi) per 1.153 milioni di euro, il 3,7 per cento in meno rispetto ai 1.197 del 2011, con un recupero significativo rispetto all’8 per cento di contrazione dell’export prefigurabile sulla base dei dati disponibili qualche settimana fa.
Gli imprenditori del Made in Italy continuano ad affrontare questa sfida con grande impegno e coraggio: le nostre macchine sono in tutto il mondo, con una presenza capillare e costante che nessun altro competitor mondiale può vantare. L’Unione Europea si conferma il miglior cliente, con 524 milioni di euro (meno 6 per cento rispetto ai 558 del 2011), sugli scudi la Germania, che nel 2012 è stato il nostro miglior cliente in assoluto (104 milioni di euro contro i 97 del 2011, più 7,6 per cento), grazie a un mercato interno forte e che sta facendo buoni investimenti in tecnologia. Di contro si registra il calo della Francia, con una contrazione del 16,9 per cento degli acquisti di tecnologia italiana (88 milioni contro i 105 del 2011). Si consolida la Polonia (49 milioni nel 2012, 56 nell’ottimo 2011), non si ferma la discesa della Spagna.
Stabile l’Europa extra UE, l’Africa acquista tecnologie per il legno italiane per un valore di 63 milioni di euro, senza segnali interessanti. L’America del Nord è fortemente legata ai risultati degli Stati Uniti, che resta uno dei nostri principali mercati di sbocco con un valore di 70 milioni nel 2012, il 23 per cento in più rispetto al 2011, purtroppo ancora lontano dai 110 milioni che vi esportavamo prima della crisi.
Due i punti di riferimento per l’Estremo Oriente, ovvero la Cina (50 milioni di tecnologie italiane nel 2011, 40 nel 2011, con un calo del 22 per cento) che ci aveva abituato a un andamento più convincente. Un calo fisiologico, alla luce dei forti investimenti degli anni precedenti, senza dimenticare che si tratta pur sempre di un mercato lontano, dove le difficoltà non mancano e la produzione nazionale è in continua crescita. Un discorso a parte per l’India, dove nel 2012 abbiamo esportato macchine per il legno per 11 milioni di euro, il 42 per cento del 2011.
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