Federmacchine: 2011 positivo per l’industria italiana costruttrice di beni strumentali
Crescono produzione (+11,8%) e export (+17,1%), debole la domanda domestica (+3,1%)
È positivo il bilancio dell’industria italiana costruttrice di beni strumentali che, nel 2011, ha consolidato la ripresa avviata nel 2010. Questo è quanto emerge dai dati di consuntivo presentati in occasione dell’annuale assemblea Federmacchine, la federazione delle aziende del comparto, che ha ospitato l’incontro incentrato sul tema “Quale futuro per il manifatturiero italiano?”.
Secondo i dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, nel 2011, la produzione è cresciuta, a 37,9 miliardi di euro, l’11,8% in più rispetto all’anno precedente. In virtù di questo incremento, il valore della produzione è tornato sui livelli 2006, prima degli anni record (2007-2008). Principale motore della crescita è l’export che, salito del 17,1%, si è attestato a 26,7 miliardi di euro.
Principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore sono risultati: Germania (2,4 miliardi di euro +22%), Francia (2,3 miliardi +23%), Cina (2,2 miliardi di euro +6%), Stati Uniti (1,9 miliardi +42%).
Praticamente stabili le consegne dei costruttori sul mercato interno cresciute, dell’1,1%, a 11,2 miliardi di euro. A penalizzare il risultato dei costruttori italiani è stata la debolezza della domanda nazionale. Il consumo domestico, cresciuto del 3,1%, si è fermato a 17,4 miliardi di euro.
Consapevoli del ridimensionamento del mercato interno, i costruttori italiani hanno orientato la propria attività all’estero. A conferma di ciò è il dato di evoluzione della quota di export su produzione cresciuta, in dieci anni, di dieci punti percentuali fino a toccare, nel 2011, il 70,4%.
“Con riferimento al decreto sviluppo – ha affermato Giancarlo Losma, presidente Federmacchine – in merito al tema del sostegno all’internazionalizzazione, consideriamo anche un nostro successo l’inserimento del provvedimento secondo il quale sarà approntata una razionalizzazione delle risorse concentrando le disponibilità di finanziamento per le iniziative di internazionalizzazione presso consorzi e presso le associazioni di categoria considerato che sono proprio queste ultime a conoscere approfonditamente le esigenze delle imprese che rappresentano”.
“D’altra parte accogliamo con favore il provvedimento che riguarda la possibilità per le Pmi di servirsi di nuovi strumenti di debito attraverso i quali potranno rafforzare la propria struttura patrimoniale e finanziaria, favorendo così l’accesso al credito delle imprese oggi particolarmente difficile anche a causa delle restrizioni imposte da Basilea 3”.
“A fronte degli spunti interessanti contenuti nel decreto sviluppo riteniamo invece più debole l’intervento in favore della ricerca e sviluppo, attività indispensabile, specie in questo momento, per le imprese italiane che vogliono mantenersi competitive sul mercato globale. D’altro canto Federmacchine prosegue nella sua attività e sottolinea alle autorità di governo la necessità di introdurre provvedimenti atti a favorire la ripresa del consumo domestico di beni strumentali. Consapevoli delle difficoltà indotte dal contesto, i costruttori richiedono comunque l’inserimento nel decreto del provvedimento strutturale di liberalizzazione degli ammortamenti per beni strumentali attraverso il quale le imprese utilizzatrici potrebbero ripartire le quote di ammortamento del bene acquistato in tempi più brevi, posticipando il carico di imposte dovute allo stato. Oltre a ciò sarebbe auspicabile il ripristino temporaneo della misura che permette la detrazione dal reddito imponibile pari al 50% del valore degli investimenti effettuati in nuovi macchinari. Queste misure funzionerebbero quali motori per la ripresa del manifatturiero nel complesso”.
Il valore di questi due interventi è da ricercare nel fatto che gli effetti derivanti dalla loro introduzione non sarebbero poi circoscritti al solo settore del bene strumentale. Al contrario, essi porterebbero benefici a cascata a tutti i livelli della filiera produttiva, con vantaggio per il sistema manifatturiero nel complesso.
“D’altra parte – ha concluso Giancarlo Losma – la forte pressione fiscale rende difficile fare impresa. Comprendendo la necessità di mantenere questa linea per garantire ordine nei conti pubblici (purché essa sia scelta temporanea), i costruttori di machinery propongono l’abbattimento dell’Irap sul personale per una quota pari al rapporto export/fatturato dell’impresa, con l’obiettivo di premiare le imprese più virtuose e di stimolare il processo di internazionalizzazione di quelle che ancora sono fortemente orientate a operare sul mercato nazionale”.
L’industria italiana costruttrice di beni strumentali |
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(milioni di euro)
Fonte: Gruppo Statistiche Federmacchine
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