La pandemia ha colpito Studer a ripresa iniziata, dopo un afflusso ordini che nei primi due mesi del 2020 ha superato le aspettative. L’azienda ha quindi dato priorità alla salute e sicurezza degli oltre 700 dipendenti che lavorano nei suoi siti di produzione, istituendo anche una task force dedicata all’inizio del lockdown.
La produzione è poi proseguita durante la pandemia nelle due sedi svizzere di Thun e Biel, così come senza grandi difficoltà è continuato l’approvvigionamento componenti, perlopiù da altri Paesi europei, Sebbene non sia ancora chiaro quando il settore macchine potrà tornare ai livelli pre-coronavirus, l’azienda registra però già a fine anno una graduale ripresa del business in mercati quali l’Italia, gli USA, la Cina e alcuni Paesi dell’Europa orientale e settentrionale, mentre resta sottotono il mercato tedesco.
Grazie alla diffusa presenza internazionale, Studer è riuscita a mantenere sempre attivo il proprio customer care, con oltre 200 collaboratori impiegati nell’assistenza. Qui l’azienda è difatti già tornata ai livelli pre-crisi, merito anche degli strumenti digitali di cui si avvale, e ha ripreso ad assumere. In particolare la manutenzione preventiva ha registrato uno dei più alti livelli di domanda nella storia degli ultimi mesi dell’azienda.
Studer ha infine colto l’opportunità di partecipare alla BI-MU 2020 svoltasi regolarmente a Milano, dove a ottobre ha presentato la Studer S31 rielaborata dall’artista svizzero Ata Bozaci nell’ambito della campagna d’immagine ‘The Art of Grinding’.