L’avvento di Industria 4.0 amplifica i fattori alla base del reshoring delle aziende occidentali. Prodotti su misura, alta qualità e ‘Made in’, consegna immediata sono sempre più richieste dai consumatori, che nelle logiche della fabbrica digitale assumono sempre più il ruolo di consum-attori che interagiscono con la produzione. I numeri sono ancora bassi, ma destinati a un’esponenziale crescita proprio sulla scorta della richiesta di produzione a elevata flessibilità e in lotti minimi, modalità abilitate da Industria 4.0.
Secondo gli ultimi dati 2016 dell’Osservatorio Uni-Club MoRe back-reshoring, team interuniversitario di lavoro tra Modena, Catania, L’Aquila, Udine e Bologna, in Italia sono 121 i casi registrati di aziende tornate a produrre in patria, al 16% nel comparto meccanico, divise quindi tra moda, 41%, ed elettronica, 25%. Il nord-est è il principale protagonista della tendenza, con 36 casi in Veneto, 21 in Emilia Romagna e 18 in Lombardia. Il valore aggiunto del ‘Made in’ è il primo beneficio cercato da chi riporta la produzione nel nostro Paese, rilevante per il 41,6% dei casi, seguito dalla qualità del servizio al cliente, 24,8%, e del prodotto, 17,8%.
Forza, competenze e flessibilità offerti da distretti e filiere locali emergono quindi quale ulteriore elemento determinante, capaci di garantire un plusvalore di qualità, ricerca, innovazione, controllo e vicinanza al cliente impossibili da assicurare delocalizzando le produzioni in Asia, 46% dei rientri sui 121 casi nazionali, o in Est Europa, il 24% dei rientri. Infine, incide anche la produzione sostenibile, tema sempre più rilevante per consumatori e utilizzatori, incoraggiando ulteriormente a tornare a produrre in casa in fabbriche green e ad alta robotizzazione.
(fonte: articolo il Sole 24 Ore)