Roland Berger presenta i risultati dello studio 2018 Oil Price forecast: who predicts best?, che prevedono un aumento a 54 USD al barile per il prezzo del petrolio nel 2018, in crescita dai 51 registrati nel 2017. Nel 2017 sono aumentate sia domanda che offerta di petrolio, e per la prima volta dal 2013 il mercato ha avuto un periodo di offerta insufficiente. La società di consulenza ha analizzato le previsioni dei prezzi dei maggiori istituti di ricerca e agenzie governative e le dinamiche dei 10 maggiori Paesi esportatori dal 1999 al 2017, Algeria, Iran, Iraq, Kuwait, Messico, Nigeria, Norvegia, Russia, Arabia Saudita e Venezuela.
Roland Berger rileva quindi come le modalità di analisi e proiezione nell’evoluzione del prezzo del petrolio da parte di Paesi produttori e di istituti e agenzie differiscano completamente fra loro. Non solo, dal 2009 ad essere mediamente più accurate sono le previsioni di istituti di ricerca e agenzie governative, segno che si è ridotta la capacità dei Paesi produttori ed esportatori di influenzare significativamente i prezzi. Lo studio rileva quindi l’ascesa dei produttori di olio di scisto USA, con la loro capacità di compensare eventuali squilibri produttivi da parte di Paesi tradizionalmente produttori.
Tra 2008 e 2017 i pozzi americani hanno rappresentato oltre il 60% dell’aumento della produzione mondiale. Per l’istituto le industrie dei Paesi concorrenti dovrebbero quindi seguire l’esempio USA, adottando nuove tecnologie per una migliore efficienza produttiva. Lo sfruttamento dei big data e lo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale saranno per Roland Berger la chiave che consentirà ai gruppi petroliferi di produrre a costi inferiori. Cruciale sarà quindi la tecnologia per monitorare le esigenze reali del mercato, che permetterà ai big del petrolio di estrarre e immettere sul mercato i volumi necessari, con un match in tempo reale tra domanda e offerta.