La produzione metalmeccanica nel 2022 si è ridotta dello 0,4% secondo i dati della 165ima indagine congiunturale di Federmeccanica sull’industria metalmeccanica e meccatronica italiane, nonostante un incremento dell’1,3% nel quarto trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi precedenti. Nel confronto con l’ultimo trimestre del 2021, la variazione è stata invece del +0,2%, dopo il calo dell’1,9% osservato nei tre mesi estivi.
Malgrado le tendenze positive dell’ultimo periodo dell’anno, nell’ambito dell’aggregato metalmeccanico sono stati osservati andamenti differenziati tra i vari comparti. In particolare, le attività della metallurgia negli ultimi due trimestri del 2022 hanno segnato cali produttivi a doppia cifra non registrati altrove nel settore. A livello europeo, nella media dell’anno, la flessione produttiva registrata per il settore metalmeccanico si confronta con i risultati positivi realizzati dai principali paesi della UE.
Sono invece cresciute del +14,4% le esportazioni, rispetto al 2021, mentre le importazioni sono salite del +19,7%, determinando un saldo commerciale attivi di quasi 45 miliardi di euro. Gli incrementi dell’interscambio sono tuttavia stati influenzati dalla crescita dei valori medi unitari.
“Non avremmo voluto vedere un segno meno davanti al dato della produzione industriale del 2022, non vorremmo continuare a vedere nei nostri bilanci quella stretta sui margini – determinata ancora in larga misura dai costi dell’energia e delle materie prime – che continua ad essere significativa, lasciando così un’ombra lunga sulle prospettive positive – ha commentato Federico Visentin, presidente di Federmeccanica -. È difficile, molto difficile, registrare che buoni ordinativi non portino con sé un’adeguata redditività. Nonostante questo, le nostre aziende continuano ad investire, ma quanto può durare tutto ciò? Servono azioni di sistema per affrontare le emergenze, e politiche industriali per stimolare la crescita dell’Industria. L’erosione dei margini rispetto ai livelli di produzione è un fenomeno che si potrebbe assimilare agli effetti negativi prodotti dal cuneo fiscale, che nel nostro Paese è sempre troppo alto. Anche su questo punto non possiamo abbassare la guardia, per le persone che lavorano e per la competitività delle imprese che producono. C’è quindi ancora tanto da fare, non si può stare fermi, si deve andare avanti e lo si deve fare insieme”.
Le prospettive a breve emerse dall’indagine condotta presso un campione di imprese metalmeccaniche associate, indicano quindi un’attenuazione della fase negativa della congiuntura settoriale:
- Il 32% delle imprese intervistate si dichiara soddisfatto del proprio portafoglio ordini.
- Il 28% prevede incrementi di produzione, a fronte del 18% che pronostica riduzioni.
- Il 22% ritiene di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali.
Rimane comunque significativa (pari al 10%) la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale.
Il sentiment delle imprese rimane fortemente condizionato dalle conseguenze economiche e umanitarie del prolungamento del conflitto russo-ucraino, che continua a inasprire la spirale dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime, rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva delle imprese.
Diego Andreis, vicepresindente di Federmeccanica, ha aggiunto: “I dati dell’indagine confermano ancora una volta il peso del nostro settore nell’intera industria. Si vede infatti molto bene quanto le nostre performance condizionano i risultati del complesso Industria. La meccanica-meccatronica segna nel 2022 -0,4% rispetto al 2021, e l’intera industria -0,3%. Se andiamo bene siamo volano per l’economia italiana, in caso contrario questo si ripercuote su tutti. Generiamo infatti il 50% del valore aggiunto della manifattura e produciamo la totalità dei beni di investimento che portano innovazione tecnologica a tutti i rami dell’industria e agli altri settori dell’economia. È necessaria maggior consapevolezza sul valore delle imprese del nostro settore. Di recente abbiamo condotto un’indagine da cui emerge che ci sono ancora molte persone che non sanno cosa sia l’industria, d’altra parte, sono in tanti a ritenere che vada supportata. I dati della congiunturale servono anche a generare questa consapevolezza e ci dicono che sostenere e sviluppare le filiere del nostro settore vuol dire sostenere e sviluppare il nostro Paese”.
La 165ima indagine congiunturale di Federmeccanica ha quindi realizzato anche due focus specifici, rispettivamente dedicati alle attività di investimento e all’impatto del rincaro dei prezzi delle materie prime.
Tra tutte le imprese che hanno risposto al questionario relativo alle attività di investimento: la quota che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è aumentata rispetto allo scorso trimestre, passando dal 64% di fine settembre all’attuale 70%. Con riferimento alle tematiche ambientali, nel 63% dei casi le attività di investimento avranno ricadute positive sia sul risparmio energetico sia sulla sostenibilità ambientale. Il 29% delle imprese si focalizzerà solo sul risparmio energetico e il restante 8,0%, invece, sulla riorganizzazione del processo produttivo e/o adozione di nuovi modelli di produzione; sull’utilizzo materie prime seconde (es. recupero e riutilizzo scarti del processo produttivo); sul contenimento emissioni atmosferiche; sul riutilizzo/riciclo acque di scarico. Per quanto riguarda le altre aree di investimento: il 32% degli investimenti sarà destinato al capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), mentre il 25% in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0). A seguire vengono la formazione (21%), investimenti in ricerca e sviluppo (19%) e altre allocazioni (3%).
Per quanto concerne invece l’impatto del rincaro dei prezzi delle materie prime, nel quarto trimestre del 2022 la percentuale di imprese sofferenti per i costi dell’energia è sempre molto alta, e pari al 71%, nonostante l’attenuazione registrata dei prezzi sui mercati internazionali. Nel 51% dei casi gli elevati costi delle materie prime e dell’energia hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, nel 20% si è verificata una riduzione dell’attività di investimento, mentre il 22% ha dichiarato altre conseguenze. È rimasta invariata, e pari all’8%, la percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale. L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a ripercuotersi sui prezzi alla produzione e nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, nel 2022 i prezzi alla produzione sono aumentati in termini tendenziali del 12,3%. Tali dinamiche hanno un impatto negativo sulla competitività di molte imprese con ricadute sui margini di profitto già condizionati dai costi dell’energia: il 64% delle imprese ha registrato una riduzione del margine operativo lordo. Infine, il 43% delle imprese partecipanti all’indagine sta risentendo delle ripercussioni del conflitto russo-ucraino: il 57% prevede una contrazione dell’attività produttiva, mentre il 4% corre il rischio di doverla interrompere; il 9% prospetta la riduzione dell’attività di investimento e nel 30% dei casi si sono verificati altri effetti.