Segno positivo davanti alle cifre della meccanica italiana che chiude l’anno 2014 con un +0,5%. Gli imprenditori di Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica varia e affine) hanno esternato una maggior fiducia che ha trovato corrispondenza nel +1% indicato dalle previsioni 2015. La produzione ammonta a 43,5 miliardi di euro nel 2014 e toccherà i 44 miliardi nel 2015 secondo le stime dell’ufficio studi Anima. Se si considera l’indice della produzione dell’industria meccanica, si registra un andamento stabile rispetto al 2013 mentre per il 2015 si preannuncia un lieve incremento. La produzione è destinata per il 59% all’export. Le imprese meccaniche hanno esportato 25,6 miliardi nel 2014 (+1,8% rispetto al 2013), cifre che conosceranno un incremento nel 2015 con circa 26 miliardi pari a +1,6% rispetto all’anno precedente.
“La meccanica ha vissuto un buon inizio dell’anno – afferma il presidente Alberto Caprari – Le azioni della BCE hanno certamente rassicurato i mercati e la liquidità presente è stata una linfa nuova per l’economia reale. Possiamo affermare che nel 2014 si è fermata la recessione ma non è possibile definire come vera ripresa questi primi segni positivi. Purtroppo oggi l’incertezza politica mina fortemente l’economia reale. In primis la situazione greca desta molta preoccupazione. L’Eurozona è un’area fondamentale per la meccanica italiana che esporta in UE il 39% del fatturato complessivo. L’export è ancora il faro nella tempesta per la meccanica e non possiamo rischiare una destabilizzazione dell’Eurozona”.
“Le esportazioni oltre i confini dell’Unione europea presentano cifre sorprendenti verso gli Stati Uniti, cui abbiamo venduto meccanica italiana per circa 2,4 miliardi di euro (+19,9% rispetto al 2013), grazie anche al deprezzamento dell’euro – commenta Caprari -. Tale cifra è indicativa, ma pur sempre un’evidenza: le nostre imprese hanno potenziato il mercato americano a fronte delle misure restrittive verso la Russia. Le sanzioni, difatti, sono ampiamente nocive per il nostro settore che verso la Russia, dal 2010 al 2013, aveva tracciato un trend positivo in crescita costante. Solo nel 2014, invece, abbiamo perso circa 70 milioni (-9% rispetto all’anno precedente), un calo che si aggraverà nel 2015. Guardiamo con forte preoccupazione tale situazione che danneggia in particolare le eccellenze italiane dell’oil&gas e del comparto energia , ampiamente rappresentate da Anima. – conclude Caprari – Chiediamo al Governo di continuare a lavorare sul fronte delle relazioni internazionali, perché a gennaio 2016 vi sia una evoluzione positiva per le nostre imprese”.