Materiali leggeri, strutture composite, schiume di smorzamento delle vibrazioni, alta velocità. Si basano su questi aspetti tecnologici le macchine utensili del futuro. I progettisti del comparto hanno davanti a loro immense possibilità di creare, innovare e inventare nuovi sistemi per produrre.
La progettazione delle macchine utensili è sempre stato un compito estremamente difficile ed articolato. Esso implica, infatti, l’analisi e il soddisfacimento di numerose esigenze quali il controllo delle forze e delle vibrazioni scambiate durante la lavorazione, il comportamento termoplastico dell’intera struttura, la precisione di posizionamento, ecc., tutti aspetti interdipendenti che devono essere considerati secondo un approccio ‘olistico’, cioè alla luce delle loro interazioni.
Come aumentare le prestazioni?
Un elemento centrale dal punto di vista delle prestazioni è indubbiamente la struttura meccanica. L’impiego dei materiali finora utilizzati nella produzione di macchinari, essenzialmente materiali metallici ferrosi (acciai e ghise), limita notevolmente l’incremento di prestazioni, a causa dell’elevata massa specifica, cui non corrispondono valori di rigidezza altrettanto elevati. Inoltre, accanto ad un’intrinseca limitazione delle caratteristiche meccaniche, le elevate masse in gioco portano a una penalizzazione dell’efficienza energetica, aspetto che oggigiorno è divenuto imprescindibile.
Per fortuna oggigiorno l’ingegneria dei materiali ha affiancato alle soluzioni tradizionali (ghisa, acciaio saldato e, in alcuni casi, leghe di alluminio) nuovi paradigmi che hanno notevolmente ampliato lo spettro di possibilità dei progettisti. Tali gradi di libertà, tuttavia, vanno sfruttati con cognizione di causa.
La selezione dei materiali si può basare sulla valutazione di due indici di merito principali: un indice di rigidezza, definito come il modulo di Young del materiale (elevato alla 1/3) diviso per la sua densità (E1/3/ρ) e un coefficiente di smorzamento relativo (η). Più il primo indice è alto, più la struttura è leggera a parità di rigidezza. Il fattore di smorzamento, invece, rappresenta l’atteggiamento dei materiali rispetto alle vibrazioni, ovvero la loro capacità intrinseca di dissiparle. La tabella riporta il valore degli indici di merito per i seguenti materiali: ghisa; acciaio; leghe di alluminio; leghe di magnesio; schiume di alluminio; Cfrp (Carbon Fibre Reinforced Polymer, polimeri rinforzati con fibra di carbonio), considerando tre tipi di fibre di carbonio: HS (High Strength, ad alta resistenza); HM (High Module, ad alto modulo di Young); UHM (Ultra High Module), cioè con modulo di Young maggiore di 700 Gpa.
I materiali
Un buon esempio di connubio tra dimensionamento leggero e smorzamento realizzato mediante l’impiego di schiume d’alluminio è costituito dalle traverse della macchina Mikromat 30V 5D (Dynapod), sviluppata nell’ambito del progetto europeo ISF-Light Cornet, che ha coinvolto tra gli altri l’istituto Fraunhofer IWU di Chemnitz (Germania). I due portali di questa macchina utensile (fresatrice per stampi) sono stati progettati e realizzati utilizzando componenti saldati costituiti principalmente da sandwich di acciaio e schiuma di alluminio, che si estendono per una superficie di 1.200 mm × 1200 mm e 35mm di spessore. La figura mostra la macchina nel suo complesso ed un portale in fase di set-up, dove si è ottenuta una deflessione dovuta al peso proprio del 53% inferiore rispetto alla soluzione convenzionale. La massa della soluzione con schiuma di alluminio è pari a 6.6 t, solo di poco superiore a quella della soluzione in acciaio che vale 6.3 t. Le frequenze dei primi modi flessionali della traversa in X e Z sono pari a 37.9 e 75.5 Hz rispettivamente, mentre lo smorzamento relativo oscilla tra il 2.3% e il 2.9%, valori superiori a quelli normalmente presenti in strutture saldate di questo tipo.
Pesi piuma
Per quanto riguarda l’uso di Cfrp, un esempio significativo è rappresentato dai risultati di un lavoro portato avanti nell’ambito del progetto europeo Demat, terminato in dicembre 2013. Accanto a tanti altri aspetti che esulano dal tipo di materiale impiegato, il cuore delle attività era focalizzato sulla progettazione di macchine utensili molto
I costi
Quando si parla di nuovi materiali, un aspetto da non sottovalutare (e che, infatti, non viene mai sottovalutato) è quello legato al costo. Se da un lato i materiali innovativi sono indubbiamente più costosi di quelli tradizionali, è pur vero che una seria analisi costi/benefici può essere fatta solo attraverso un approccio LCA (Life Cycle Analysis) che non si fermi ai meri costi di produzione. Ad esempio, una macchina caratterizzata da una struttura più leggera consumerà meno energia elettrica ed avrà prestazioni dinamiche migliori con cicli di lavoro più rapidi, due aspetti che si riverberano immediatamente in un abbattimento di costi per il cliente.
Un ultimo aspetto importante da considerare è legato ai criteri di progettazione ed alle metodologie di calcolo. Infatti, l’utilizzo di materiali speciali spesso non può essere affrontato con metodologie di progettazione tradizionali. Basti pensare al comportamento anisotropo di molti compositi in fibra di carbonio, che implica la possibilità ottimizzare le proprietà meccaniche del materiale in funzione dello specifico stato di carico. Tale ottimizzazione deve essere ben presente nella mente del progettista e deve essere supportata da adeguati codici di calcolo.
Come detto in precedenza, i ‘gradi di libertà’ messi a disposizione dai nuovi materiali per la progettazione meccanica vanno sfruttati con cognizione di causa. Di sicuro non può essere un atteggiamento pregiudizialmente entusiastico o negativo a determinarne, rispettivamente, il successo o l’insuccesso.