Il convegno inaugurale ha aperto ufficialmente la 32a Bi-Mu (14-17 ottobre 2020, Fieramilanorho), la manifestazione italiana dedicata all’industria costrittrice di macchine utensili, robot, digital manufacturing e automazione. All’evento inaugurale si sono alternati, alcuni in presenza e altri in collegamento: Barbara Colombo, presidente Ucimu sistemi per produrre; Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano; Carlo Ferro, presidente Ice; Gian Maria Gros-Pietro, professore ed economista di impresa; Manlio Di Stefano, sottosegretario Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione internazionale; Alfredo Mariotti, direttore generale Ucimu sistemi per produrre.
Con oltre 350 imprese, secondo i dati Ucimu, il 30% estere, due padiglioni espositivi e un’offerta tecnologica ampia e variegata, 32 Bi-Mu si tiene in un momento in cui il mercato torna a muoversi come emerge dai dati presentati dalla presidente Colombo. L’indice degli ordinativi del periodo luglio-settembre 2020 registra una riduzione dell’11,4%, rispetto allo stesso trimestre 2019. A fronte di un calo del 24,9% degli ordini raccolti sul mercato interno, si rileva una riduzione più contenuta, pari al -6,6% di quelli raccolti oltreconfine. A conferma del miglioramento del contesto economico arrivano poi i dati che l’istituto econometrico internazionale Oxford Economics ha appena rivisto al rialzo e che prevedono la ripresa dei consumi di macchine utensili in tutte le aree del mondo già a partire dal 2021. L’anno prossimo la domanda mondiale di nuove macchine utensili è attesa in crescita del 18,4%: in Europa del 23,5%, in Asia, con la Cina in testa, del 15,6% e in America del 19,7%. Con particolare riferimento all’Italia, la domanda di macchine utensili è prevista in crescita del 38,2%, il consumo dovrebbe attestarsi a 3,1 miliardi di euro, recuperando buona parte del terreno perso.
Anche quest’anno, Bi-Mu abbina alla dimensione espositiva quella di approfondimento culturale tematico, grazie al programma di 50 incontri ospitati dall’arena Bi-Mupiù al padiglione 9. Puntuale l’intervento di Gros-Pietro, ha sottolineato che le organizzazioni produttive dovranno cogliere l’occasione del cambio di paradigma. Oggi l’attenzione è dedicata al cambiamento climatico e alle risorse del pianeta. Anche le imprese dovranno essere parte attiva a questa prospettiva futura. Gli impianti obsoleti e inadeguati dovranno essere sostituiti, i sistemi produttivi dovranno essere progettati e costruiti in modo ecosostenibile. Insomma, la transizione digitale ed energetica guiderà la politica industriale europea dei prossimi anni. Questo percorso, che guarda al futuro, sarà sostenuto economicamente dal nuovo strumento temporaneo per la ripresa, Next Generation EU. Esso è dotato di una capacità finanziaria di 750 miliardi di euro e si fonda su tre pilastri, tra cui: le misure volte a stimolare gli investimenti privati e sostenere le imprese in difficoltà e il rafforzamento di programmi strategici dell’UE per trarre insegnamento dalla crisi e rendere il mercato unico più forte e più resiliente e accelerare la duplice transizione verde e digitale.