La tabella di figura 2 descrive l’appetibilità per le aziende delle varie tipologie di agevolazione in funzione delle dimensioni.
I contenuti di tale tabella possono in effetti essere discussi, e riflettono semplicemente le opinioni dello scrivente; in particolare, la tabella non vuole essere in alcun modo un tentativo di scoraggiare le PMI a presentare progetti Eureka/ legge 297; vuole semplicemente evidenziare la necessità di disporre di temi di ricerca molto avanzati e ad alto contenuto in termini di innovazione; solo per questo motivo si può inferire che le PMI partano, in questo ambito, sfavorite rispetto alle imprese medio/grandi.
Quali sono, nell’espletamento della procedura di istruzione di un progetto di ricerca e sviluppo, soprattutto nell’ambito delle Leggi 297 e FIT, le principali difficoltà che determinano questo risultato?
I problemi più frequenti che si presentano alle PMI nella richiesta di agevolazioni per la ricerca di questo tipo si possono spesso riassumere nei seguenti punti:
· Capitalizzazione: spesso, le risorse, intese come capitale netto a bilancio, risultano insufficienti per soddisfare le clausole finanziarie della Legge 297/99 e del Fondo Innovazione Tecnologica del Ministero dell’Industria.
· Risorse: tipicamente, una PMI deve fare molto affidamento sulle risorse esterne (consulenti, centri di ricerca, ecc.), soprattutto per la ricerca industriale alla base del prodotto/processo innovativo, mentre uno dei requisiti normalmente richiesti da tutte le leggi vigenti è che una parte rilevante dell’effort di progetto (costituita dalla definizione dei requisiti di sistema, dal controllo del progetto e dalla valutazione dei risultati) sia sviluppata mediante risorse interne.
· Beni strumentali: purtroppo, a volte, accade ancora che le PMI richiedano finanziamenti su fondi dedicati alla ricerca e sviluppo per acquistare nuovi impianti o macchine, contabilizzando eccessivi costi in beni strumentali senza avere un progetto di ricerca innovativo alla base della proposta.
· Rendicontazione: la rendicontazione per la Legge297/99 e per i FIT in particolare, ma per tutte le leggi considerate in generale, è molto complessa, e richiede la preparazione e manutenzione di una documentazione amministrativa decisamente ponderosa, che non tutti gli uffici amministrativi delle PMI sono in grado di redigere e gestire.
· Tempi: anche se la situazione è notevolmente migliorata, a volte i tempi di iter prolungati costringono al ricorso ad altri strumenti di finanziamento intermedi e meno favorevoli, ma con erogazioni a breve termine, per la generazione della liquidità necessaria per la realizzazione del progetto di ricerca.
Una volta superate, o risolte, queste difficoltà, prende avvio una serie di operazioni strettamente sequenziali, che portano alla definizione e alla gestione dell’iter del progetto: si comincia con il configurare il progetto, mediante l’identificazione di tecnologie, attività, attori e budget, si procede alla stesura della proposta vera e propria, contenente una definizione del piano di lavoro, delle attività di ricerca industriale e sperimentazione precompetitiva, e della scrittura del capitolato, dopodiché, una volta presentata la proposta, non resta che gestirne l’iter, mantenendo i contatti con gli enti di finanziamento, e preparando eventuali modifiche alla documentazione, nonché, dopo l’approvazione i documenti comprovanti lo stato di avanzamento dei lavori, e la documentazione di rendicontazione amministrativa dei costi.
Di norma, le PMI non sono in grado di portare avanti al loro interno attività complesse e lunghe quanto quelle appena descritte per la gestione di progetti di ricerca finanziata, e devono, spesso, appoggiarsi all’esterno su consulenti indipendenti oppure su società di servizi.
Le società di servizi forniscono un grado di completezza della gestione del progetto di ricerca sicuramente più elevato rispetto ai consulenti indipendenti, ma hanno una struttura interna da mantenere e presentano di conseguenza anche costi più alti rispetto ai consulenti.
L’attività di consulenti e società si sovrappone quasi totalmente, nel senso che i consulenti gestiscono qualunque attività ad eccezione della rendicontazione, di solito, troppo complessa per una singola persona, oltretutto, di estrazione tecnica, mentre le società di servizi, essendo spesso società di derivazione economico/gestionale, sono in grado di redigere la documentazione di rendicontazione, ma sono in generale meno efficaci nella fase di definizione del contenuto tecnico del progetto (compito per effettuare il quale, spesso, si servono esse stesse di consulenti esterni).
Conclusione
Questo breve panorama non pretende certo di offrire un quadro esaustivo delle problematiche di utilizzo di strumenti agevolativi per la ricerca industriale; esso ha inteso, semplicemente, offrire un quadro generale e un orientamento per districarsi nelle problematiche di fondo sottese al loro utilizzo; ulteriori informazioni possono essere ottenute anche sui siti Internet dei ministeri e/o delle regioni interessate, dove è disponibile tutta la normativa di dettaglio per la presentazione delle domande, e dal contatto con società e/o professionisti qualificati al riguardo. In generale, comunque, si può dire che esiste oggi, finalmente, in Italia, una serie di strumenti agevolativi alla ricerca industriale i quali, seppur perfettibili, sono in grado di venire in larga misura incontro alle necessità delle piccole e medie imprese; quanto questi strumenti potranno modificare l’attuale quadro di ritardo, per non dire di arretratezza tecnologica del sistema industriale italiano, è difficile dire.
Ma questa, tutto sommato, è un’altra storia.
L’ingegner Piero Chiabra è da tempo professionista attivo nel campo dell’avvio strutturazione e gestione di progetti di ricerca nazionali e internazionali per svariate aziende di piccole e medie dimensioni del Nord Italia. L’ingegner Chiabra, inoltre, è esperto della comunicazione europea per le problematiche di ricerca industriale e consigliere nazionale SIRI – Società Italiana di Robotica.