Meccanica Plus

Federmeccanica, la carenza di laminati mette a rischio la produzioneERT

Occorre rivedere piani e previsioni di produzione nel breve-medio periodo. Non è solo l’aumento dei prezzi delle materie prime che preoccupa ma anche la carenza di materiali: “Se va avanti così – afferma il 15 marzo sulle pagine del Sole24Ore Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica -,  tra un paio di mesi alcune imprese saranno costrette a fermare l’attività”.

L’allarme di Federmeccanica non è il primo e segue di poco quello lanciato dagli utilizzatori di plastica e dei consumatori di acciaio. Nella filiera delle auto inoltre alcuni impianti si sono già dovuti fermare per carenza di semiconduttori.

Come effetto collaterale, la carenza di materiali si ripercuote sui tempi di consegna: “Si sono allungati tantissimo – precisa Dal Poz -, anche di 8 settimane rispetto agli standard. Inoltre la qualità media si è abbassata, talvolta arriva materiale inadeguato”.

Alle origini di questa fase di incertezza non c’è solo la Cina, uscita dall’emergenza Covid più vorace di materie prime e divenuta anche importatore netto di acciaio e alluminio. Vi è anche l’impianto dell’ex Ilva, importante produttore di laminati a livello europeo, che ora funziona a ritmo ridotto con il rischio, sempre vivo, di fermarsi del tutto. E infine più recentemente, ma non di poco conto viste le preoccupazioni della Bce, il fallimento di Greensill Capital che mette nei guai l’acciaio Uk del magnate indiano Sanjeev Gupta e migliaia di risparmiatori tedeschi.

L’aumento della richiesta di materie prime resta indubbiamente un segnale di ripresa, anche in Europa. Gli ulteriori ostacoli che possono interporsi sono dovuti alle misure antidumping nei confronti della Cina, ai dazi e non ultima la crisi dei container marittimi che ha ripercussioni sulle supply chain. Un caos logistico che rischia di aggravarsi con l’incidente nel canale di Suez.

Secondo Assofermet, che ha già scritto alla Commisione europea chiedendo di non prorogare il sistema delle salvaguardie, il colpevole numero uno è proprio l’eccesso di misure protezionistiche. Propensa invece a mantenere il sistema delle salvaguardie intervenendo semmai con alcune ricalibrature è invece Federacciai, per voce del presidente Alessandro Banzato.