Progettare 445 – Aprile 2022
La guerra manda in crisi gli approvvigionamenti d’acciaio
Il conflitto tra Russia e Ucraina porta con sé molte conseguenze, anche nella catena degli approvvigionamenti di materie prime. In particolare, dell’acciaio. I due Paesi, infatti, sono tra i maggiori produttori siderurgici su scala globale: la Russia è il quinto produttore con circa 70-72 milioni di tonnellate all’anno mentre l’Ucraina è il tredicesimo con 20 milioni di tonnellate. Insieme, Russia e Ucraina, producono 90 milioni di tonnellate di acciaio, pari a circa il 5% della produzione mondiale. Le due aree geografiche sono caratterizzate da una massiccia presenza di miniere estrattive e di impianti di lavorazione del grezzo: in Russia la maggiore diffusione è nell’area intorno alla capitale e nella zona degli Urali, dove sono dislocate la maggior parte delle miniere di materie prime; in Ucraina è nell’area del Donbass e in quelle limitrofe. L’area del Donbass è talmente strategica che la crisi della regione nel 2013 ha provocato un crollo di un terzo della produzione complessiva ucraina di acciaio. Se l’UE è fortemente dipendente dai prodotti siderurgici provenienti da Russia e Ucraina, l’Italia addirittura è la più esposta rispetto alla media europea. Per capire l’impatto sul nostro Paese basta qualche numero relativo ai primi undici mesi dello scorso anno: l’Ucraina ha esportato in Italia 2,82 milioni di tonnellate di acciaio di cui il 91% sono materie prime (706 mila tonnellate) e semilavorati (1,87 milioni di tonnellate) contro una media dell’UE del 61%; la Russia ha esportato in Italia 2,43 milioni di tonnellate di acciaio di cui l’81% sono materie prime (1,19 milioni di tonnellate) e semilavorati (767mila tonnellate) contro una media europea del 64%. A questa esposizione italiana, va aggiunto il ruolo della Turchia, da cui il nostro Paese importa prodotti lunghi e che, a sua volta, è un forte importatore di materie prime dalle aree interessate al conflitto.
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@lurossi_71