Progettare 437 – Aprile – 2021
L’Italia non ha una strategia nella sfida all’uso di idrogeno
L’Italia può utilizzare a suo vantaggio la tecnologia dell’idrogeno, oltre che per raggiungere
i target di decarbonizzazione, per indicare nuove forme di competitività industriale,
facendo leva sul proprio potenziale manifatturiero e sulle proprie competenze nella filiera
del gas naturale. Il quadro emerge dallo studio ‘H2 Italy 2050: una filiera nazionale
dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia’, realizzato da The European
House – Ambrosetti per Snam. L’Italia, però, è uno dei pochi Paese Ocse a non avere
ancora elaborato una vera strategia nazionale per l’idrogeno. Alcune aziende del comparto
della meccanica strumentale, invece, stanno investendo in ricerca sul tema. In questo
senso, il privato sta rispondendo meglio del pubblico alla sfida.
La sfida è stata lanciata dalla Commissione Europea: diventare nel 2050 il primo continente
‘climate-neutral’ al mondo. Cogliere questa opportunità significa costruire un
nuovo paradigma sociale ed energetico, ma soprattutto un volano industriale attraverso la
realizzazione di significativi investimenti infrastrutturali e di innovazione. Lo studio di The
European House – Ambrosetti ha analizzato le strategie nazionali sull’idrogeno elaborate
dai principali Paesi Ocse. Tra questi l’Italia risulta tra quei pochi che non hanno disegnato
con anticipo una road map di indirizzo operativo per questo vettore energetico finalizzata
a valorizzarne i benefici. Usato in maniera complementare con le altre tecnologie, l’idrogeno
può contribuire in modo significativo a creare processi industriali più sostenibili
e puliti, a realizzare una mobilità a zero emissioni e a ridurre le emissioni generate dal
riscaldamento domestico, un’opportunità ambientale che potrebbe voler dire per l’Italia
oltre 97 milioni di tonnellate di CO2 in meno, il 28% delle emissioni totali di oggi.
Luca Rossi