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Progettare 430 – Maggio – 2020

Preservare la filiera dei Beni strumentali
Secondo le rilevazioni statistiche condotte da Federmacchine, nel 2020 l’industria italiana
di Beni strumentali rischia di veder scendere il proprio fatturato del 27% rispetto all’anno
scorso. Quello che emerge dall’analisi è anche che i diversi settori manifatturieri sono
stati toccati dalla crisi in modo differente. L’impatto più pesante è quello rilevato dai
costruttori di macchine utensili, robot e automazione che prevedono di chiudere l’anno
con un calo del 36%. Chi, invece, ha sofferto meno sono i costruttori di macchine per il
packaging, il confezionamento e l’imballaggio che stimano un calo del 15%. La ragione
di questo divario è che i costruttori di macchine per packaging sono stati direttamente
inseriti nella filiera essenziale dell’alimentare, e quindi non si sono mai fermati. Ma se
anche nei settori che non si sono fermati la domanda è stata evidentemente rallentata,
il lockdown del manifatturiero, come evidenzia il dato delle macchine utensili, pesa più
del doppio sulla riduzione del fatturato.
Serve ovviamente una ripartenza che non sia a salvaguardia di un singolo settore bensì
di una intera filiera produttiva e soprattutto che permetta immediatamente di preservare
la competitività delle nostre imprese. Molti Paesi, in primis la Germania principale concorrente del settore, stanno continuando o hanno già ripreso l’attività produttiva. Questo  significa una oggettiva erosione di quote di mercato difficilmente a breve recuperabili.
Il settore dei Beni strumentali italiani rappresenta un fatturato di 50 miliardi di euro (70%
export) e un’occupazione di quasi 200.000 addetti e oltre 5.100 aziende sul territorio
nazionale. E in un sistema come il nostro, fatto dal 96% di piccole e medie imprese
profondamente connesse tra loro, è un terribile pericolo la chiusura delle aziende dei
Beni strumentali poiché esse hanno un ruolo centrale e strategico per tutto il sistema
industriale del Paese e il suo know-how.

Luca Rossi