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Progettare 408 – Settembre – 2017

E adesso gli incentivi sulla formazione 4.0

Dopo gli investimenti, ora è il momento del capitale umano. Subito dopo l’estate il Piano Nazionale Industria 4.0 entra nella sua seconda fase, già ribattezzata Lavoro 4.0. Intorno a un credito di imposta per la formazione, il Governo intende costruire un nuovo schema di incentivi che dovrebbe poi confluire nella prossima Legge di Bilancio. Il tassello centrale dovrebbe essere un bonus fiscale sulla formazione nella forma di un credito di imposta per spese legate alla digitalizzazione dei processi produttivi, pari al 50% fino a 20 milioni di euro. Per renderlo compatibile all’interno della manovra con le esigenze di copertura finanziaria, il beneficio potrebbe essere varato in forma ‘incrementale’, calcolato sull’aumento della spesa rispetto alla media del triennio precedente. L’idea è stimolare la formazione continua anche attraverso la leva della contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale, oggi peraltro conveniente grazie agli sgravi ad hoc. Il vantaggio fiscale dovrebbe essere strettamente collegato alla contrattazione di prossimità, finendo per incentivare proprio gli sforzi formativi delle imprese (già ora grandi accordi nazionali, come quello, per esempio, dei metalmeccanici, hanno puntato dritto sulla formazione del capitale umano che con questa misura allo studio diventerebbe decisamente più appetibile). Dopo una prima ipotesi di ricorrere a un superammortamento fiscale sull’esempio di quanto fatto in questi ultimi due anni a sostegno degli investimenti in macchinari, i tecnici avrebbero trovato una convergenza sullo strumento del credito di imposta. Beneficerebbero dello sgravio sia le imprese che hanno già investito nelle nuove tecnologie sotto la spinta di Industria 4.0, e ora avrebbero bisogno di formare lavoratori che sappiano gestire la nuova strumentazione, sia le aziende che finora non hanno avviato veri e propri percorsi di digitalizzazione ma vorrebbero formare i propri addetti in vista del successivo salto tecnologico. Proprio per questo, una ipotesi al vaglio è quella di vincolare il bonus agli investimenti tecnologici da realizzare nel giro di un paio d’anni.

Luca Rossi