Progettare 406 – maggio – 2017
Il digitale crea occupazione. Ma mancano le competenze
Partiamo da un dato emerso lo scorso anno nel corso del World Economic Forum: il 65% dei bambini che iniziano ad andare a scuola in questi anni, quando terminerà il ciclo di studi farà un lavoro che attualmente non esiste. Secondo una recente analisi di InTribe, società italiana che incrocia Big Data e tendenze sociali, il lavoro umano non verrà però rimpiazzato dalle macchine. Almeno a breve. Il rapporto InTribe cerca di prevedere i futuri trend in un decennio: dal 2015 al 2025. I nuovi posti si concentreranno maggiormente nella fascia di persone con qualifica di alto livello e prevede oltre 2,3 milioni di posti di lavoro in più. Nella fascia con qualifiche di livello più basso assisteremo a una perdita di oltre 2 milioni di posti di lavoro. Nella UE la maggior parte delle opportunità occupazionali – quasi il 21% dal 2015 al 2025 – riguarderanno le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, seguite dalla professioni tecniche ed affini per un 17%. Entrambe le categorie insieme rappresentano il 40% circa di tutte le nuove opportunità che saranno generate. Rimanendo all’interno del perimetro europeo, quasi il 30% dei posti riguarderanno il macro-settore dei servizi alle imprese, seguito da quello della distribuzione e dei trasporti, con circa il 24% delle opportunità del totale. Se la scarsa scolarità e le basse qualifiche saranno sempre più penalizzate, già oggi il mercato del lavoro richiede competenze digitali. Secondo le previsioni di Bruxelles, nel periodo dal 2015 al 2020, si stima una crescita costante di posti nel settore ICT mediamente di oltre 100 mila all’anno. Posti che potrebbero essere oltre 750 mila in più se non fosse per la mancanza di competenze richieste. La domanda potenziale del settore digitale in Europa potrebbe così essere di quasi 9 milioni di nuove posizioni ma oltre l’8% rimarranno vacanti perché le aziende non troveranno candidati con la preparazione adeguata.
Luca Rossi