Progettare 440 – Settembre – 2021
Imprese italiane strategiche per la competitività tedesca
La Camera di Commercio Italo-Germanica festeggia quest’anno il secolo di attività, istituita il 15 dicembre 1921 e il funzionario consolare Helmut Klein ne è stato il primo segretario generale. Per l’occasione, la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ha elaborato una ricerca dal titolo: “Il valore delle aziende italiane in Germania” basandosi su dati Eurostat del 2018, quindi prima della crisi Covid. Dalla ricerca emerge come la Germania sia la seconda destinazione degli investimenti esteri italiani, con una quota del 10,8% sul fatturato totale realizzato dalle controllate estere italiane nel mondo (59 miliardi di euro su 546,2 miliardi). Preceduta solo dagli USA che detengono una quota del 24,3%. Sono 1.670 le controllate estere italiane presenti in Germania (il 7% del totale), per circa 104mila addetti che valgono un quinto posto nella classifica complessiva, dietro Stati Uniti, Brasile, Cina e Romania. Il 39% degli addetti delle imprese italiane controllate estere che risiedono in Germania appartiene al settore manifatturiero. Prendendo in esame il fatturato complessivo delle controllate estere attive in Germania, la quota italiana arriva al 2%, ma aumenta per alcuni settori manifatturieri, nei quali spicca una maggiore diffusione di marchi, brevetti e certificazioni ambientali, a indicarne l’elevato profilo strategico-competitivo. È nell’Automotive che l’Italia detiene il primato tra i fornitori della catena, con un apporto di valore aggiunto del 2,4% alla produzione tedesca di autoveicoli, davanti a Francia, Polonia e Cina.
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