Progettare 418 – Novembre/Dicembre – 2018
Oltre la metà delle imprese adotta forme di welfare
Quasi il 60% delle imprese italiane prevede di ricorrere a forme premiali o a strumenti di welfare aziendale. Lo dice un’analisi condotta dal Centro Studi di Confindustria su un campione di campione di 4.207 aziende associate per un totale di 726.642 lavoratori. Secondo la rilevazione, circa il 21% delle imprese del campione considerato avrebbe introdotto degli strumenti in questo senso destinati ai dipendenti attraverso la contrattazione aziendale. Come previsto dalla Legge di Stabilità del 2016, la scelta di strumenti di welfare aziendale consente di accedere ad una serie di sgravi e vantaggi di natura fiscale. Il documento evidenzia che quasi il 58% delle imprese considerate eroga uno o più servizi di welfare ai propri dipendenti non dirigenti. La misura più diffusa è l’assistenza sanitaria. Seguono poi le somministrazioni di vitto (come ad esempio i buoni pasto e le mense aziendali) e i fringe benefit. Somme e servizi previsti dall’articolo 100 del Tuir – cioè quelli con finalità di educazione, istruzione o ricreazione rivolti ai dipendenti – sono erogati da circa una realtà su 20, una quota simile di imprese li eroga invece ai figli dei dipendenti. Mediamente al 7% (al 18% tra le grandi imprese) si colloca il sostegno al potere di acquisto dei dipendenti. Si ferma in media al 3% la diffusione di forme di assistenza ai familiari anziani o non autosufficienti, anche se probabilmente prenderà maggiore peso in futuro sia per la recente estensione degli incentivi fiscali introdotta con la Legge di Bilancio del 2017 sia per la crescente domanda a fronte dell’invecchiamento della popolazione. Tra le grandi imprese questo tipo di interventi è implementato già dal 10% del campione. Circa un’impresa su 20 ha dichiarato di aver introdotto lo smart working, una percentuale che sale all’11% nelle realtà con oltre 100 addetti.
Luca Rossi