Il secondo survey condotto da Staufen sul tema Industria 4.0 rivela come nel nostro Paese la cultura 4.0 sia carente soprattutto tra i dirigenti, rappresentando un serio ostacolo alla realizzazione della Smart factory in Italia. L’indagine, condotta tra fine 2016 e inizio 2017 su un campione di 129 aziende, mostra infatti che sempre più imprese interpretano Industria 4.0 come un mero aggiornamento tecnologico degli stabilimenti, laddove la vera chiave della trasformazione digitale è nella testa delle persone, dipendenti e in primo luogo la dirigenza.
La maggior parte delle aziende, infatti, dimostra un crescente interesse rispetto al primo studio condotto da Staufen agli albori del fenomeno nel 2015, e sta tentando di implementare degli strumenti per realizzare la Smart factory. Di fatto sono però poco propense a intraprendere il cambiamento culturale che la trasformazione invece impone. Il 35% delle aziende sta difatti lavorando concretamente alla digitalizzazione, il doppio rispetto al 2015, ma il 23% non si è mai occupato di Industria 4.0. Risulta quindi molto debole l’approccio strategico al tema fabbrica intelligente, con poca spinta all’innovazione e alla ricerca di nuovi modelli di business. Manca competenza manageriale, e si fatica pertanto a capire che per la digital transformation è necessario prima di tutto un cambiamento culturale in azienda, con una rivoluzione del paradigma dall’interno, che spaventa molto i manager italiani.
La scarsa preparazione dei dirigenti e dei dipendenti rappresenta pertanto un reale ostacolo all’introduzione del 4.0, che rischia di frenarne lo sviluppo. Il 90% degli intervistati vede nel management un problema centrale al raggiungimento della Smart factory, e la stessa percentuale identifica infine nell’applicazione della lean manufacturing un solido prerequisito per attuare il cambiamento.