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Crisi Ucraina, a rischio 2 miliardi di esportazioni per CNA LombardiaERT

Secondo le stime di CNA Lombardia, la guerra tra Russia e Ucraina mette a rischio due miliardi di export, pari al valore delle esportazioni della Regione verso la Federazione Russa.

Un vero terremoto che interviene su un’economia ancora convalescente per la pandemia. L’export totale italiano in Russia è pari a 7,7 miliardi di euro, tra mobili, meccanica e moda, mezzi di trasporto ma anche beni alimentari: acquirenti e consumatori russi sono per le imprese artigiane della Regione un mercato importantissimo di sbocco per il Made in Italy e per il Made in Lombardy.

“E’ uno tsunami che ci investe proprio quando speravamo in un quadro finalmente più sereno nella lenta uscita dall’emergenza Covid-19 – commenta Giovanni Bozzini, presidente di CNA Lombardia -. Questa tempesta non riguarda soltanto il commercio di beni, ma anche la voce sempre più rilevante dei servizi alla persona. Pensiamo a quanto personale dedicato a questa voce in Italia sia di provenienza ucraina: la comunità ucraina in Italia assomma 236 mila persone, per quasi l’80% donne. 55 mila persone, di questa comunità ucraina in Italia, vivono in Lombardia”.

Ad aggravare ulteriormente il quadro interviene quindi il perdurare dell’impennata dei costi di energia elettrica e gas, che secondo fonti interne dell’organizzazione hanno avuti aumenti del +246% dal 2020 per il gas e del +198% per l’elettricità.

“Il turismo russo in Italia – aggiunge la delegata al turismo di CNA Lombardia, la vicepresidente regionale Eleonora Rigotti – è aumentato di quasi il 40% in 10 anni. Milano e i Laghi di Garda, Como e Maggiore sono mete al top nella scala delle preferenze dei turisti russi, con uno scontrino medio tra gli 800 e i 1000 euro”.

Grave preoccupazione della situazione nell’Est Europa anche per il segretario regionale CNA, Stefano Binda: “Stiamo raccogliendo le testimonianze dei nostri imprenditori attivi sul mercato russo: molti di loro hanno già perso clienti, commesse e marginalità importanti al tempo dell’annessione russa della Crimea. In alcuni casi, penso al settore degli arredi di lusso, ci sono imprese che dall’oggi al domani hanno visto volatilizzarsi l’80 % del proprio fatturato già nel 2014. Oggi chi lavora per il mercato russo rischia di perdere clienti e di non essere più pagato per prestazioni e opere già effettuate. Consideriamo che si tratta in molti casi di eccellenze artigiane, del meglio del made in Italy”.