Un quadro positivo, quello delineato nell’ultimo rapporto redatto dall’Ucimu-Sistemi per Produrre, che evidenzia la ripresa degli ordini e della quota di utilizzo della capacità produttiva.
Il 2000 si è concluso con un buon recupero dell’industria mondiale della macchina utensile, il cui consumo è aumentato del 5,4% grazie alla ripresa della domanda statunitense, cinese e italiana con un conseguente ampliamento della produzione (+4,4%); le esportazioni sono aumentate del 6,2% e le importazioni dell’8,2%. Brillanti i risultati riportati dall’industria statunitense e giapponese nonché da quella sudcoreana.
Anche la produzione italiana di macchine utensili è salita a 3.836,3 milioni di dollari (+2,3%), confermando l’Italia in quarta posizione nella classifica mondiale dei costruttori. La domanda nazionale è cresciuta del 15% mentre le esportazioni si sono attestate a 1.780,6 milioni di dollari e le importazioni sono aumentate del 9,5%.
Ecco quanto emerge dal rapporto di settore redatto da Ucimu-Sistemi per Produrre relativamente all’anno 2000.
La macchina utensile
nel mondo
L’industria nipponica della macchina utensile ha registrato una crescita della produzione (+13,6%) e delle esportazioni (+22,6%). Di segno negativo sono stati invece la produzione (-4%) e il consumo (-9,6%) dell’industria tedesca, le cui esportazioni sono però salite a 3.891,3 milioni (+2%).
Confortanti i risultati dell’industria statunitense, il cui consumo ha superato quota 7 miliardi di dollari, corrispondenti a un quinto del totale mondiale, e la produzione è salita del 7,5% a 4 miliardi di dollari; le esportazioni sono aumentate del 18,4% (1.250 milioni), facendo guadagnare al Paese una posizione nella classifica mondiale.
Nel panorama mondiale anche la Svizzera è stata protagonista di una crescita significativa della produzione (+11,3%), favorita dalla domanda interna (+25,2%) e dalle esportazioni (+2,5%), che hanno permesso alla Svizzera di conquistare il terzo posto della graduatoria mondiale, con una quota dell’8,4%.
Negativo, invece, il bilancio 2000 dell’industria spagnola della macchina utensile, la cui produzione è scesa a 884,3 milioni di dollari (-9,1%), in seguito a una flessione del consumo interno (-9,4%), delle esportazioni (-11,9%) e importazioni (-12,5%).
Poco brillanti anche i risultati ottenuti dai costruttori francesi, la cui produzione (-1,9%) è scesa a quota 800 milioni di dollari in seguito a una diminuzione del consumo (-4,7%).
L’industria britannica della macchina utensile non ha evidenziato segnali di ripresa, registrando un consumo intorno a 900 milioni di dollari. Per quanto riguarda la Cina, il consumo è salito a 3.628,2 milioni di dollari (+12,8%), corrispondente al 10,5% del totale mondiale, che vale il terzo posto della graduatoria internazionale, dietro a Stati Uniti e Germania.
Il 50% della domanda è soddisfatto dalla produzione locale (2.109 milioni di dollari), la sesta, per entità, a livello mondiale. In aumento le importazioni (+20,5%), pari al 9,3% del totale internazionale, a fronte di esportazioni modeste (circa 300 milioni di dollari) a causa del livello tecnologico non molto avanzato.
Il consumo dell’industria della macchina utensile della Corea del Sud ha registrato un incremento del 77,6%, che ne ha portato il valore a superare 1,6 miliardi, facendo di quello sudcoreano il sesto mercato mondiale, con una quota del 4,7% del totale.
Infine, le macchine utensili taiwanesi, a fronte dell’aumento del consumo (+16,4%) hanno segnato nel 2000 una la flessione di produzione (-5,8%) e vendite all’estero
(-4,9%), facendo slittare Taiwan al sesto posto della classifica mondiale.
La situazione italiana
Il settore dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione si compone in gran parte di imprese di piccole dimensioni, caratterizzate da forte propensione all’export ed elevata qualità dell’offerta.
L’apporto più significativo alla produzione e alle esportazioni totali proviene però dalle imprese con più di 100 dipendenti, che rappresentano soltanto il 16% di quelle operanti in Italia ma hanno prodotto il 64% ed esportato il 73%; le unità che hanno fatturato più di 50 miliardi hanno realizzato anche il 52% della produzione e coperto il 61% delle esportazioni italiane di macchine utensili.
Secondo i dati divulgati dall’Ucimu, nel 2000 l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione ha segnato tassi di sviluppo a due cifre, con un aumento della produzione a 8.870 miliardi di lire (+18,1%).
Gli ordini sono risultati in netta ripresa soprattutto nel secondo trimestre, determinando un aumento a fine anno del 43,7% in termini reali.
Il consumo nazionale è cresciuto del 31,8%, sfruttato dai costruttori italiani, che hanno incrementato del 35% le consegne interne (4.914 miliardi); le esportazioni sono cresciute del 2,3% (3.956 miliardi di lire) e le importazioni del 26,9% (2.980 miliardi di lire).
Anche la quota di utilizzo della capacità produttiva è progressivamente cresciuta, passando dall’82,3% del primo trimestre all’85,4% del quarto trimestre, con un valore annuo di quasi 3 punti superiore a quello del ‘99 e il carnet ordini, da 4,6 a 5 mesi di produzione assicurata, ha segnato il migliore risultato dal 1996.
Secondo l’Ucimu nel 2001 si dovrebbe assistere ancora ad una crescita, anche se di entità minore, che dovrebbe portare la produzione a sfiorare i 10.000 miliardi di lire, con un incremento del 10,2%.
Altre aspettative riguardano la domanda interna, che aumenterebbe del 13,1%, e le esportazioni, che si attesterebbero oltre i 4.000 miliardi mentre le importazioni rallenterebbero la crescita.
L’andamento per comparti con una produzione di 154,2 milioni di dollari corrispondenti al 10,7% del totale complessivo, i costruttori italiani di fresatrici si sono confermati al quarto posto nella classifica mondiale, superati solamente dai tedeschi (576,6 milioni di dollari), spagnoli (243 milioni) e statunitensi (200,5 milioni); al quinto posto, dietro agli italiani, si sono collocati i costruttori taiwanesi, specializzati in macchine convenzionali, e al sesto quelli giapponesi.
Il trend espansivo dei costruttori italiani è stato confermato anche dal comparto delle macchine utensili a deformazione, che ha chiuso il 2000 con la produzione pari a 3.287 miliardi di lire (+16,9%), con una sensibile flessione del rapporto export su produzione, sceso al 51,8% a causa della crescita delle consegne sul mercato interno.
Le esportazioni sono state dirette per l’11,6% al mercato francese, seguito da Stati Uniti (11,3%), Spagna (11%), Germania (10,8%) e Regno Unito, divenuto il quinto mercato di sbocco con esportazioni per 85 miliardi.
Anche le importazioni hanno registrato un sensibile aumento (+14,1%), pari a 550 miliardi di lire. Principale fornitore del mercato italiano è la Germania (32,4% del totale), quindi Finlandia (9,9%), Giappone (9%) e Svizzera (7%).
Le rilevazioni internazionali del segmento cesoie e punzonatrici risultano piuttosto imprecise poiché i dati francesi non sono ancora disponibili.
Tuttavia la produzione mondiale ha sfiorato i 970 milioni di dollari, con un calo dell’11,2% rispetto al 1998; in termini di esportazioni, i costruttori giapponesi (223,6 milioni) hanno battuto tedeschi (210 milioni) e italiani (109,2 milioni).
In virtù della crescita produttiva a 810 miliardi di lire (+16,4%), nel 2000 il comparto della robotica ha consolidato la propria evoluzione riportando un aumento delle consegne interne (+19,2%) e delle esportazioni (+9,1%); anche le importazioni sono cresciute del 32,2% (189 miliardi), facendo aumentare il rapporto tra import e consumo del 24,1% e determinando la diminuzione del saldo commerciale a 26 miliardi.