Fabio Zanardi, presidente e ad di Zanardi Fonderie, è il nuovo presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di fonderia italiane. Zanardi subentra a Roberto Ariotti, alla guida di Assofond dal 2013 e attualmente presidente del comitato esecutivo dell’associazione europea delle fonderie CAEF – The European foundry association.
“Inizio questo mandato assistendo alle dinamiche impazzite dei prezzi che, ormai da mesi, affliggono tutta l’industria manifatturiera e impattano in modo drammatico il nostro settore – ha detto Zanardi -. Oltre al trend esplosivo dei metalli, partito circa un anno fa e che mantiene tuttora elevate le quotazioni delle materie prime metalliche anche a causa delle strozzature lungo le catene di fornitura, da qualche tempo è in atto un’allarmante crisi energetica che sta producendo fiammate inflattive su tutte le commodity. Costi materie prime, caro energia e decarbonizzazione sono pertanto le sfide da affrontare per un settore strategico della manifattura europea”.
In occasione dell’annuale assemblea di Assofond, oltre al rinnovo delle cariche associative, si è quindi anche fatto il punto sui temi chiave per il settore in un momento caratterizzato da un clima di forte incertezza. Superata di slancio la pandemia, le fonderie si trovano infatti ad affrontare grandi incognite già fortemente impattanti nell’immediato ma probabilmente destinate ad avere effetti strutturali nel medio-lungo periodo: “La prima incognita è rappresentata dagli alti costi e dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime – ha sottolineato Zanardi -. Una situazione che dura ormai da qualche mese e ci sta creando non pochi problemi. La seconda contingenza, che è invece esplosa nelle ultime settimane, è quella relativa ai costi insostenibili per le commodity energetiche. Una situazione complicata per tutti, tanto più per imprese energivore come le nostre. Un terzo fattore critico, forse oggi oscurato dalle contingenze appena citate, è la disponibilità e la competenza del capitale umano, che inevitabilmente porta con sé tutte le complessità di un mondo in costante e rapido cambiamento, e che è un fattore determinante del successo di qualsiasi industria”.
“Tutto ciò va necessariamente e urgentemente legato alla transizione ecologica e agli obiettivi che l’Europa si è data con il pacchetto ‘Fit for 55’, che inevitabilmente alza il livello di complessità essendo fortemente correlata non solo alla sostenibilità ambientale, ma anche a quella economica e sociale – ha proseguito il neo-presidente -. La voce di Assofond, insieme a quella delle altre associazioni di fonderie europee, è la più autorevole per quanto riguarda gli aspetti di transizione nel nostro specifico settore. Dovere di Assofond è quindi farsi parte attiva di questo processo di transizione, come peraltro già iniziato dal mio predecessore, esercitando la propria autorevolezza con competenza, chiarezza e trasparenza, individuando e proponendo azioni, tecnologie e tempistiche che aiutino le istituzioni a intraprendere direzioni veramente sostenibili a 360 gradi”.
Sul tema transizione ecologica, e della difficile congiuntura che il mondo produttivo sta affrontando in questi mesi, è quindi intervenuto anche Ariotti: “La decarbonizzazione dei settori cosiddetti ‘hard to abate’ (acciaio, cemento, chimica, ceramica, carta, vetro e fonderie) è la vera sfida del prossimo decennio. Abbiamo stimato (in uno studio redatto in collaborazione con Boston Consulting Group) che l’implementazione delle nuove tecnologie e delle attività di ricerca e sviluppo necessarie costerebbero alle imprese di questi settori, nei prossimi 10 anni, circa 15 miliardi di euro. Una cifra enorme. Siamo determinati a lavorare per raggiungere questo obiettivo, ma non possiamo farlo da soli. Con Confindustria e le altre associazioni di settore abbiamo proposto al Governo di costituire un fondo per la decarbonizzazione dei nostri settori, così da accelerare la transizione energetica e la sostenibilità ambientale dei processi produttivi. Questo fondo permetterebbe alle nostre aziende di mettere in moto investimenti in grado di generare un impatto positivo sul PIL di circa 10 miliardi fino al 2030, consentendo il sostegno a circa 150.000 posti di lavoro qualificati”.