UI_Novembre_2018

@lurossi_71 luca.rossi@fieramilanomedia.it Theaddedvalueof Italian manufacturing Italian manufacturing is beating that of powerhouse Germany. In the three years to the end of 2017, Italy’s manufacturing industry recorded a growth trend higher than those recorded by Germany and by France. Last year’s figures leave us in no doubt: Italy achieved a growth of 3.8%, while Germany’s was 2.7%, the UK o 2.3% and France 1.7%. A closer look at the added value that manufacturing brings to Italian industry overall reveals a cumulative growth between 2014 and 2017 of 10%, which works out at two and a half times more than that of GDP. So manufacturing can be seen as a true emblem of Italian industry around the world, thanks also to the many additional jobs created by the broad industrial base and the considerable contribution it makes to exports. The Italian manufacturing surplus, now the world’s fifth largest, has almost doubled in ten years, increasing from 53 billion euros in 2007 to 97 billion euros in 2017. Ever since the international downturn of 2008, manufacturing has been the real driving force behind our economic system, helping it to grow by an average of 7.4% between 2014 and 2017. Or, to put it another way, it has almost doubled the country’s GDP. But in Italy, manufacturing is only one side of the coin, and other production sectors still lag some way behind. One of these is the public sector. So if GDP shows only a small overall growth, it is not because Italy does not know how to do things well, but because of the division of its economy into two parts, with half the production system progressing at the same rate as the rest of Europe and the other half only just managing to limp along. And precisely because this split really does exist, it is crucial to continue to adopt and promote government policies that firmly support this drive. Il valore aggiunto della manifattura italiana La manifattura italiana batte quella della corazzata tedesca. Nell’ultimo triennio - ossia dal 2015 al 2017 - l’industria manifatturiera del BelPaese ha macinato un trend di crescita superiore a quello fatto registrare da Germa- nia e Francia. Il dato dello scorso anno, ad esempio, parla chiaro e vede l’I- talia con un aumento del 3,8%, la Germania del 2,7%, il Regno Unito del 2,3% e la Francia del 1,7%. Se vogliamo focalizzarci sul valore aggiunto che il manifatturiero porta all’industria italiana nel suo complesso, basti pen- sare che nell’arco temporale 2014-2017 è aumentato cumulativamente del 10%. Ossia ben oltre due volte e mezza di più del PIL. Ecco quindi che pos- siamo affermare che è la manifattura il vero emblema del Made in Italy nel mondo, anche grazie al rilevante indotto e al poderoso apporto che confe- risce all’export. Il surplus del manifatturiero italiano, oggi il quinto al mon- do, è quasi raddoppiato in dieci anni: dai 53 miliardi di euro del 2007 ai 97 miliardi del 2017. Dopo la crisi internazionale del 2008 è la manifattura la vera spinta propulsiva che ha trainato il nostro sistema economico a una crescita media del 7,4% nel quadriennio 2014-2017. Ossia quasi raddop- piando il PIL del Paese. Ma la manifattura è una delle due facce della medaglia di un Paese, il no- stro, con altri settori della propria produzione in grande ritardo. Tra questi quello pubblico. Se il PIL cresce poco non è quindi perché l’Italia non sa fare bene e di più, bensì perché la sua economia è letteralmente divisa in due tronconi, dove metà del sistema produttivo viaggia su livelli europei e l’al- tra metà arranca faticosamente. E se questa spaccatura esiste, come esiste, è cruciale continuare, non esitare ad adottare, e promuovere, politiche gover- native che sostengano con forza questa spinta.

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