UI_Novembre_2018

novembre 20 18 54 versitarie su materie tecnico scientifiche (ingegneria e medicina). La laurea conviene, ma in realtà i laureati italiani trovano in media meno opportu- nità lavorative dei loro competitor euro- pei. Occorre peraltro tenere conto delle caratteristiche peculiari del mercato del lavoro italiano con una prevalente pre- senza di micro e piccole imprese. Indiscus- so è il vantaggio che la laurea attribuisce rispetto al diploma. Tra il 2015 e il 2017, mentre il tasso di occupazione dei diplo- mati restava pressoché costante intorno al 63%, quello dei laureati cresceva dal 61,9 al 66,2 per cento. In questo contesto resta difficile spiegare l’esitazione a investire di più sugli Istituti Calano i docenti Dal 2008, anno in cui ha toccato il suo massimo storico, il numero di docenti uni- versitari ha registrato un calo ininterrotto fino a quasi stabilizzarsi nel biennio 2016- 17 su un livello inferiore del 14,9%. Si registrano rigidità poste al turnover e ciò ha comportato un reclutamento in media pari a un terzo del flusso in uscita. Questa flessione ha innalzato il numero di studenti per docente che oggi è fra i più alti dell’area Ocse. Le carenze più acute si registrano nel Nord-Ovest, dove più inten- sa è stata la ripresa delle immatricolazioni. Una flessione rispetto al 2008 ancora più accentuata (15,7%) ha interessato il per- sonale tecnico-amministrativo. La presenza femminile nell’Università consolida una situazione di prevalenza tra gli studenti, i laureati e i dottori di ricerca; nel corpo docente registra una crescita costante e regolare, in linea con quanto avviene negli altri Paesi. Tuttavia, la componente maschile resta considere- volmente superiore a quella femminile tra i docenti di tutte le fasce. A questa disparità non contribuisce l’Abilitazione Scientifica Nazionale, caratterizzata da una sostanziale uguaglianza tra uomini e donne delle probabilità di conseguire l’abilitazione (anche tenendo conto della qualità scientifica). Per favorire gli aumenti delle immatri- colazioni, occorre rafforzare il corpo do- cente. Occorrono azioni più incisive per potenziare l’offerta formativa terziaria professionalizzante, in linea con le espe- rienze degli altri Paesi, e un sostegno pubblico più ampio al diritto allo studio. Interventi necessari riguardano la scarsa attrattiva del sistema universitario nei confronti degli studiosi stranieri e la limi- tata mobilità dei docenti. Il dirottamento delle risorse del fondo per le attività base di ricerca verso altre finalità ripropone la necessità di sostene- re l’attività di ricerca dei professori e dei ricercatori meritevoli. Occorre mantenere l’attuale sistema di premialità, che ha in- trodotto forti incentivi al miglioramento senza generare eccessive differenziazioni nella ripartizione dei fondi. Pubblico e privato Ruolo strategico è quello della coopera- zione tra ricerca pubblica e privata nelle sedi universitarie. Si registra una maggio- re collaborazione tra esse nelle sedi uni- tecnici superiori, che confermano anno dopo anno il loro successo, sia in termini di conseguimento del titolo (tre iscritti su quattro si diplomano), sia di prospettive occupazionali, considerato che l’80% dei diplomati trova lavoro entro un anno. Gli ITS accolgono oggi, pur dopo anni di soli- da crescita, appena 10mila studenti, nep- pure lo 0,6% degli iscritti all’università. L’interesse per la formazione terziaria di carattere non tradizionalmente universi- tario è confermato dal triplicarsi in dieci anni degli iscritti nel settore dell’alta for- mazione artistica e musicale, che dimo- stra inoltre una forte capacità di attrazio- ne di studenti stranieri, molto superiore a quella delle università.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=