UI_Novembre_2018
novembre 20 18 53 Italy is studying a little bit more The “ANVUR Report” (by Italy’s National Agency for the Evaluation of University and Research Systems) of 9 August 2018, offers a series of interesting information on developments in the worlds of academia and research. Two years on from the last edition, a number of positive trends are confirmed. Students are the actual users of the university system, but also the main resource through which a country builds its future. There are 91 universities in Italy, of which a good two thirds are state-run, attended by just under 1.7 million students. The worrying fall-off in enrolments triggered by the economic downturn was followed by a gradual recovery. 291,000 students enrolled In 2017/18, an increase of 22,000 students (+8.2%) on the low point recorded in 2013/14. Even with the current demographic decline, there has now been a return to the levels of 2008/09. One positive factor is the recent increase in diploma holders from technical or vocational institutes going on to enrol at university, although these still only account for one fifth of this group of diploma holders. The number of enrolled students of foreign nationality is growing, but still very low compared with other countries. Two problems can be identified here: the low attractiveness of Italy’s higher education system compared with those abroad; and the difficulties that children of immigrants have in continuing their studies. However, the drop-out rate in the first and second years of university has in the last four years fallen by almost 15% to just over 12% of enrolled students in 2016/17, on three- year degree courses, from 9.6% to 7.5%. The number of students who graduate three years after enrolling on a three-year course has increased in the last four years by six percentage points to 31%, for students who enrolled in 2013/14. anni dall’iscrizione a un corso triennale è aumentata in quattro anni di 6 punti percentuali, raggiungendo il 31% per la coorte immatricolata nel 2013/14. La maggiore regolarità e minore dispersione nei percorsi di studio ha innalzato la quo- ta di laureati sulla popolazione: l’aumen- to nell’ultimo triennio è stato pari a 2,7 punti tra i 25-34enni, riducendo il divario rispetto alla media europea di un punto percentuale. Il ritardo è comunque pari a 12,1 punti percentuali nel 2017. Per i cicli universitari di II livello la quota di laureati in rapporto alla popolazione già nel 2016 è in linea con la media euro- pea e superiore al Regno Unito e alla Ger- mania. Nel 2013 i corsi di dottorato sono stati razionalizzati, così che negli anni successivi si è assistito, da un lato, a una riduzione del numero dei corsi e degli iscritti senza borsa di studio e, dall’altro, a un aumento dei componenti dei collegi e a un miglioramento della loro qualità scientifica. Il tasso di occupazione dei giovani laurea- ti (25-34 anni) è salito dal 61,9% nel 2014 al 66,2% nel 2017. Negli stessi anni, quel- lo dei diplomati è rimasto stabile e infe- riore al 64%. Dal picco del 2014 (17,7%), il tasso di disoccupazione dei giovani lau- reati è sceso ogni anno, fino al 13,7% nel 2017, livello inferiore di due punti per- centuali a quello dei giovani diplomati (nel 2010 il divario era di segno inverso e pari a 3 punti). La qualità della ricerca su base interna- zionale dei docenti e ricercatori italiani (universitari e appartenenti agli enti di ricerca) è buono e risulta in progressivo miglioramento negli ultimi anni. I finanziamenti La quota del totale delle pubblicazioni scientifiche italiane censite nelle banche dati internazionali (che, peraltro, per i Paesi non anglofoni risente della incom- pleta copertura per le aree umanistiche e sociali) è aumentata negli ultimi anni, a fronte di una sostanziale stabilità dell’Eu- ropa nel suo complesso. Le pubblicazioni censite (ponderate sulla base delle cita- zioni ricevute) rapportate alle risorse de- dicate (umane o finanziarie), collocano l’Italia ai massimi livelli nel confronto in- ternazionale. Ha influito positivamente l’applicazione di nuovi meccanismi di fi- nanziamento ma in modo differenziato su singole istituzioni o aree geografiche. Oggi oltre un quinto del fondo di finan- ziamento ordinario viene distribuito in base al costo standard, e un ulteriore 25% a quello della valutazione della ricerca, il cui livello continua a rimanere nel com- plesso alto (ancora deludente la capacità di attrarre fondi europei: l’Italia lascia sul campo circa un terzo di quanto conferisce al programma quadro Horizon 2020). Negli ultimi anni gli atenei italiani hanno mostrato una graduale convergenza ver- so standard più elevati sia nella didattica - con la diffusione dell’assicurazione del- la qualità ispirata ai modelli europei - sia nelle attività di ricerca. In un quadro ge- nerale dove la qualità della ricerca svolta dai ricercatori neoassunti è mediamente superiore a quella del personale già strut- turato, i maggiori progressi nella qualità del reclutamento sono stati realizzati dagli atenei che erano risultati maggior- mente in ritardo nel primo esercizio di va- lutazione (VQR 2004-10).
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