UI_Novembre_2018

novembre 20 18 45 I l triangolo industriale Torino, Mila- no, Genova, basato sulla imprendi- toria privata e su quella delle par- tecipazioni statali, ha rappresentato il perno della crescita italiana fino agli an- ni ottanta. Il motore dello sviluppo si è poi spostato verso il Nord-Est, fino all’at- tuale ‘poligono della crescita’ situato tra Parma, Bologna, Padova e Trento (ela- borazioni dei dati Istat di lungo periodo di Ufficio studi di Intesa Sanpaolo per Il Sole 24 Ore, anno 2018). Nel 1971, gli addetti nel Nord-Ovest (Milano-Torino-Genova), ovvero la Lom- bardia, il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta, rappresentavano il 48,8% del totale della manifattura. Il Nord-Est (Emilia Romagna e Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adi- ge) contava sul 22,1% degli addetti to- tali. Gli stabilimenti erano localizzati su Genova (aziende pubbliche con i cantieri navali e l’elettronica di Stato), su Torino con la leadership manifatturiera della Fiat e su Milano con il suo manifatturie- ro differenziato e il terziario. Nel 2015 si registrano i primi sintomi del cambiamento. La quota di occupati del Nord-Ovest scende al 36% (ovvero -13%), mentre nel Nord-Est sale al 30,7% (+ 9%). Lo sviluppo si caratterizza per la crisi della grande impresa e la maggiore cen- tralità delle economie di territorio e dei distretti. Si assiste al travaglio della fab- brica delle tradizionali linee di produzio- ne, che a Torino e a Milano ha avuto i suoi punti di riferimento, e all’avanzata progressiva della economia della cono- scenza, che ha nella manifattura moder- na soft-skilled di Bologna e di Verona, di Modena e di Vicenza i suoi punti di rife- rimento. Le grandi città del Nord (in particolare Milano) tendono a sviluppare una con- nessione con i network metropolitani stranieri, in particolare europei. Il Nord-Est ha trovato un nuovo equili- brio produttivo basato da un lato sulla riduzione dei costi e dall’altro sulle inno- vazioni di processo e servizio ai clienti. Rotta sul Nord-Est Lo spostamento del baricentro italiano ha riguardato anche l’export. Ancora nel 1980, l’export proveniente dal Nord- Ovest era la metà del totale italiano. Nel 2017, questa quota ha perso dieci punti, calando al 40%. Nel 1980, il Nord-Est va- leva il 25,5% dell’export italiano a prezzi correnti. Ventisette anni dopo, è salito al 32,7%. La dinamica dei mercati interna- zionali si riflette sulla creazione del va- lore aggiunto industriale, che dal 1980 al 2015 ha visto il Nord-Ovest scendere dal 42,1% al 37,9% del totale e il Nord-Est aumentare dal 23,1% al 30,1%. Questo passaggio storico si è giocato tutto fra il Nord-Ovest e il Nord-Est. Il Centro e il Mezzogiorno restano ele- menti stabili, in termini di occupati, d’in- cidenza sulle esportazioni e di valore aggiunto industriale. Le modifiche nel lungo periodo sono nell’ordine di pochi punti percentuali. Nell’era del post crisi, la ricchezza si è spostata ulteriormente verso Est, e l’area dello stivale con tassi di crescita significa- tivi è sull’asse Milano-Padova-Bologna. Sul triangolo A1-A4-A13, i mezzi pesanti trasportano merci a pieno ritmo e l’au- mento dei fatturati delle aziende corre a velocità doppia rispetto a quella del resto del Paese. L’Italia non ha ancora ri- trovato i livelli di ricchezza di prima del- la crisi (circa il 5% sotto), mentre questi distretti industriali li hanno raggiunti e superati. Dal 2008 al 2017, il modello del distretto industriale, in generale, si è ri- Changes to the ‘geometry’ of Italian development The Turin-Milano-Genoa industrial triangle based on private enterprise and state-owned interests was the mainstay of Italian growth until the 1980s. The driver of development subsequently shifted to the north-east of the country, resulting in today’s “growth polygon” situated between Parma, Bologna, Padua and Trento (from an analysis of long-term ISTAT data by the Intesa Sanpaolo Studies Office for Il Sole 24 Ore, 2018). In 1971, the workforce in the North-West (Milan- Turino-Genoa), covering the regions of Lombardy, Piedmont, Liguria and Valle d’Aosta, accounted for 48.8% of the total for the manufacturing industry. Meanwhile the North-East (Emilia Romagna and Veneto, Friuli Venezia Giulia and Trentino Alto Adige) accounted for just 22.1 % of the total workforce. The main production plants were in Genoa (state-run companies with shipyards and national electronics concerns), in Turin, where Fiat dominated the manufacturing industry and inMilan, with its differentiated production and services sectors. 2015 brought with it the first signs of change. Employment levels in the North-West fell to 36% (down 13%), while those in the North-East rose to 30.7% (up 9%). The development was characterised by a crisis in large-scale enterprise and by the more central role played by local and district economies. The picture is one of dwindling traditional production lines that had been concentrated in Turin andMilan in particular, and of the gradual advance of the so-called knowledge economy, focused around modern, soft-skilled manufacturing especially in Bologna, Verona, Modena and Vicenza. The new production balance now to be found in the North-East is based on the one hand on a reduction of costs and on the other on innovations in processes and customer service. Foto: Ferrari

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