UI_Giugno_2018

Giovani imprenditori crescono... al Sud L a disoccupazione giovanile al Sud sfiora la quota del 60%. Il fenome- no trova spiegazione nell’assenza d’imprese a causa del processo di dein- dustrializzazione che ha colpito nel corso degli anni il territorio. Soltanto il 6% delle circa 2.000 grandi imprese italiane ha sede nel Mezzogiorno (fonte: Rapporti della Fondazione La Malfa, anni vari). Secondo Bankitalia non a caso, tra il 2007 e il 2015, la flessione del PIL al Sud è stata vicina al 15% con il risultato che l’economia è fer- ma a circa 85,2 punti mentre tutte le altre sono sopra i 90. I dati strutturali del 2016 (Commissione Europea) mostrano come cinque siano le regioni italiane che hanno fatto registra- re un tasso di disoccupazione di almeno giugno 2018 54 Ladisoccupazionegiovanileal Sudsfiora il 60%e solo il 6%dellegrandi aziendehauna sede lì. L’Ocse evidenzia lebarriere, ancheculturali, che incontrano i giovani perdiventare imprenditori.Traqualche anno la situazionepotrebbecambiaregrazieanchealla rivoluzione tecnologicaea strumenti di finanza pubblica, rivolti inmodoparticolareai giovani, come ‘Restoal Sud’.Vediamone i primi numeri diAlbertoGiordano il doppio della media della Unione Euro- pea (8,6%), ovvero superiore al 17,2%, assieme ad altri 27 territori europei (13 in Grecia; 10 in Spagna; e 5 territori d’oltre- mare francesi); si tratta di Calabria, 23,2%; Sicilia, 22,1%; Campania, 20,4%; Puglia, 19,4%; Sardegna, 17,3%. Retaggio culturale e digitalizzazione È altresì vero che, da qui a qualche anno, la situazione potrebbe cambiare grazie anche alla rivoluzione tecnologica. Vi è la possibilità di connettere a distanza la- voratori e imprese committenti, ‘disinter- mediare’ il luogo di lavoro e poter creare occupazione nel Sud pur in assenza delle tradizionali strutture aziendali. Tra questi casi rientra il crowd-work grazie a cui l’im- presa committente (c.d. crowdsourcer), con sede in una qualsiasi parte del mondo, ha la possibilità di richiedere lo svolgimento di un’attività di lavoro a soggetti (crowd), anche se operanti nella parte opposta del globo, una volta connessi alla piattaforma digitale che intermedia tra loro e l’impre- sa. Il rapporto della Banca Mondiale ‘The Global Opportunity in Online Outsourcing’ stima un fatturato di 25 miliardi di dol- lari nel 2020. Le piattaforme digitali di crowdsourcing attive su scala globale sono 2.300. Rientrano tra le più famose Amazon, Top Coder e Upwork, l’australiana Freelan- cer.com . Tra i committenti si annoverano Google, Intel, Facebook, AOL, Honda, Pa- nasonic, Microsoft, Walt Disney e Unilever. L’industrializzazione, come oggi è cono-

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