UI_Giugno_2018
diAntonellaPellegrini NicolaAltobelli haportato Eceplast, l’aziendadi famiglia, adaffermarsi neimercati esteri, eacrescereanchegrazie aunsempremaggior livello di automazione.Un lavoro di squadra, fatto insiemeai fratelli, con i quali oggi ha creatouna start-upnell’ambito dell’Industria4.0edellosmart manufacturing Nuoveideeall’orizzonte L a si vive, la si respira, si cresce in- sieme e diventa parte integrante della vita. Non è una persona o un familiare, almeno nel vero senso della parola, ma è ciò che può rappre- sentare l’azienda di famiglia. Questo, nei racconti di Nicola Altobelli, direttore commerciale di Eceplast, azienda puglie- se fondata dal padre nel 1995 e che og- gi vede impegnati tutti i tre figli. Un’a- zienda giovane, poco più che ventenne, eppure già alla seconda generazione: “In realtà, mi piace affermare che rap- presento la ‘prima generazione e mezza’ - esordisce con ironia Nicola Altobelli -. Eceplast è stata fondata da mio padre 23 anni fa e io sono entrato in azienda nel 2003 subito dopo la laurea, quando la società muoveva i suoi primi passi - rac- conta -. Ero solo un ragazzino, frequen- tavo il quinto ginnasio e pensavo di do- ver fare tutt’altro nella vita quando mio padre un giorno convocò una riunione di famiglia per dirci che avrebbe lasciato il suo lavoro per avviare una sua azien- da. Insieme ai miei fratelli, per quelle che erano le nostre capacità e possibi- lità, abbiamo sempre dato una mano e contribuito a lanciare quella start-up”. – aggiunge - un termine che a quel tempo non era ancora così in voga. L’abbiamo vista nascere e crescere, l’azienda è stata un po’ come una sorella”. in collaborazione con Eceplast è attiva nella produzione di imballaggi industriali in plastica e car- ta. Come nasce l’idea di occuparsi del packaging? “Mio padre nel ’95 ha av- viato l’azienda forte della proprie co- noscenze tecniche ed esperienze com- merciali maturate nella sua carriera all’interno del gruppo Eni, mettendosi in gioco e riuscendo a sviluppare una tecnologia produttiva, poi brevettata, che abbiamo visto nascere nel garage di casa”. L’innovazione è dunque una compo- nente fondamentale del DNA dell’a- zienda che ha fatto dell’automazione uno dei punti di forza: “Abbiamo co- stantemente investito nello sviluppo di un processo più automatizzato che ci consentisse di rimanere sempre com- petitivi sul mercato anche quando tutti i nostri competitor delocalizzavano; in pochi anni nella nostra nicchia di mer- cato siamo rimasti gli unici a produrre ancora in Europa, riuscendo in questo modo a garantire qualità e livello di servizio seppure a prezzi competitivi. Non abbiamo ceduto alle sirena della delocalizzazione conservando, quale asset strategico, la nostra capacità pro- duttiva e spingendo sulla personalizza- zione dei prodotti”. Automazione ma anche internazionalizzazione: questi i pilastri della crescita dell’azienda. “Come dicevo, essendo molto com- petitivi non abbiamo fatto fatica a conquistare quote di mercato anche all’estero, di fatto poi l’internaziona- lizzazione è diventata quasi una strada obbligata per poter garantire spazi di crescita all’interno della nostra nicchia di mercato”. Verso nuovi mercati Dopo l’Università a Firenze e un bre- ve periodo all’estero, negli Stati Uni- ti, Nicola Altobelli entra in azienda e inizia ad occuparsi delle vendite. “Fin da subito era evidente la necessità di proiettarsi oltre confine. Tornato dagli USA ho cominciato a lavorare nell’uffi- cio commerciale. Nel corso degli anni ho quindi fatto il mio percorso in que- sta area e oggi sono il direttore com- merciale”. E in effetti, l’azienda negli anni è cre- sciuta, sia in termini di fatturato sia per quanto riguarda i mercati serviti, anche grazie alla visione imprenditoriale di Nicola Altobelli che ha avuto proprio il merito di guardare oltre il nostro Paese: “Credo che il mio principale contributo sia stato proprio quello di portare l’a- zienda verso nuovi mercati e costruire nuove relazioni commerciali con clienti e fornitori strategici. Oggi esportiamo in quasi 40 Paesi nel mondo”.
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