MecSpe 2024_RIVISTA WEB

mo strettamente connessi ad altri. In questa analisi è emersa la fotografia di una nazione economicamente forte, che è in grado di tenere il passo delle economie più solide a livello internazionale e non è mancata nemmeno qualche considera- zione per valutare alcune opportunità che rinsaldino maggiormente la nostra forza economica (ovvero valutare Paesi alternati- vi con minori rischi di approvvigionamento). COME CAMBIA LA GLOBALIZZAZIONE Dagli anni 90 è emerso e si è diffuso il fe- nomeno della globalizzazione, ma in oltre 30 anni il suo significato e i suoi effetti si sono evoluti tanto da dar vita ad una serie di aspetti e tendenze nuove che vanno ana- lizzate. Nel processo di allargamento degli orizzonti commerciali si è imposto il model- lo delle grandi imprese multinazionali. Ciò ha evidenziato le differenze economiche tra i vari Paesi ed è nato il fenomeno dell’off- shoring verso i Paesi emergenti. L’offsho- ring ha prodotto un veloce spostamento di conoscenze e competenze (know-how manifatturiero) verso quei Paesi che così hanno vissuto crescite economiche (e di export) repentine. Ciò ha ridotto le disparità industriali delle varie nazioni e ha intensifi- cato la concorrenza mondiale. Sono sorti accordi bilaterali e regionali. L’integrazione geografica è avvenuta non solo su proces- si produttivi ma anche su tempo libero, co- municazioni e tecnologia. Di conseguenza il progetto di globalizzazione ha subito dei rallentamenti, anche a seguito degli effetti, divenuti mondiali, prodotti da una serie di eventi come: crisi mutui subprime, i Paesi ex emergenti hanno raggiunto maturità pro- duttiva, intensificarsi di rischi geopolitici e geoeconomici, calo di investimenti a livello internazionale, eterogeneità tra macroaree. Tutti questi eventi hanno condotto al resho- ring, ovvero nella scelta volontaria attuata da un’azienda di spostare in tutto o in par- te le proprie attività produttive, o le fornitu- re, in un Paese diverso rispetto a quello in cui le stesse erano state precedentemente delocalizzate. Il reshoring si è declinato in: Backshoring, ossia ritorno della produzio- ne nel Paese d’origine; Nearshoring, ossia spostamento della produzione in Paesi vici- ni, Friendshoring, ossia spostamento della produzione in Paesi con caratteristiche po- litiche o economiche simili. Il tutto ha visto un rafforzamento da politiche protezioni- stiche-nazionaliste messe in atto da alcuni Paesi (si veda la gestione Trump ma anche il piano Made in China 2025). LE INTERCONNESSIONI DI FILIERA Di conseguenza viene da domandarsi se le economie risultano più o meno dipenden- ti reciprocamente rispetto a 30 anni fa. La risposta va analizzata caso per caso. Con- centriamoci sull’Unione Europea. L’Unione Europea risulta, industrialmente parlando, relativamente autonoma. Solo l’8% delle importazioni in valore (dai mer- cati extraUE) risulta critico. Questa fetta è strettamente connessa al settore ICT. Il punto di forza dell’economia UE non è solo legato a quell’8% in termini assoluti, bensì anche relativi: sia in numero che in valore risulta inferiore a quello di altri Stati, come USA e Cina. Non solo, l’import critico UE risulta essere piuttosto stabile nell’ultimo ventennio a fronte di una crescita di quello USA e Cina. La situazione a livello europeo rispecchia anche quella italiana? Anche l’Italia denota un basso livello di dipendenza economica per quanto concerne i prodotti critici. Infatti, esso rappresenta il 9% in valore (circa 17 miliardi di euro). Si tratta di 333 prodotti sa- ranno indagati nel corso di questa analisi. Anche qui il confronto vede l’Italia collo- carsi in una posizione di favore, in quanto il suo import critico risulta piuttosto diver- sificato in termini di origine, al contrario di quello tedesco e francese che vedono la Cina come principale fornitore. L’IMPORT ITALIANO Focalizzandoci sul nostro Paese, è stata condotta un’analisi sull’import italiano con specifico riferimento dei beni capitale, cioè di investimento, e beni intermedi, ovvero materie prime e semilavorati utilizzati nei processi produttivi. Sono stati esclusi i beni di consumo e alcuni prodotti energetici, in- cluso il gas naturale. Il numero 333 rappresenta il totale dei pro- dotti importati dall’Italia considerati critici. Rappresentano il 9% del valore del totale import italiano che corrisponde a 17 milioni di euro. Di questi, 148 (ossia il 44%) sono considerati prodotti strategici e rappresen- SPECIALE MECSPE 2024 13

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