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73 NOVEMBRE/DICEMBRE 2024 rmo che, se rispettati, danno risultati anche ottimi. Il tempo in cui la tecnologia additiva doveva raggiungere il risultato tecnico è passato da un po’: quello cui dobbiamo giungere oggi è un risultato culturale, di accettazione, per comprendere veramen- te la profondità del cambiamento che può portare e volgerlo a proprio beneficio”. Medina concorda sul fatto che serva un cambio di cultura che deve avvenire all’interno dell’intero ciclo della tecnologia in azienda, e aggiunge: “L’Additive permette di avere più gradi di libertà nella progettazione, abbiamo inoltre il near net shape, ma una delle difficoltà che a volte riscontriamo è la mancanza di tecnologie convenzionali per il post-processing delle parti. Questo lancia una sfida interessante ai produttori di macchine utensili, offrendo loro un’occasione per poter innovare e crea- re nuovi prodotti da immettere su questo mercato in crescita”. Le difficoltà sono quindi comuni a tutti i fornitori di tecnologie additive, come osserva Zito: “Stiamo lavorando da diversi an- ni per approcciare seriamente gli uffici tecnici dei vari clienti, perché tutto parte da lì, da come viene pensato e progettato un componente. Occorre aiutare molto questa fase di maturazione nelle aziende, puntando quindi sulla formazione a tutti i livelli, per superare lo scoglio della carenza di persone formate che è comune al settore additivo come a quello della manifattura tradizionale”. NON DI MENO, MA DI PIÙ Riflettendo infine su quali sono i driver che spingono le azien- de ad adottare le tecnologie additive, i tre fornitori offrono in- teressanti spunti. “Sicuramente uno dei motivi è la necessità di superare un problema - dice Zito -, come nel caso di un nostro cliente nel settore spazio, un’azienda nata proprio dalla scelta coraggiosa e pionieristica di puntare sulle tecnologie AM per superare una problematica tecnica andando a lavorare nel set- tore dei propulsori per lo spazio. L’azienda partiva quindi già con una visione ben chiara fin da principio e da un team con formazione di altissimo livello. Determinante è stata poi la scelta di coinvolgere nell’arco di una decina d’anni di attività collabo- ratori dello stesso livello, creando un reparto completo e alta- mente qualificato dove sono presenti tutte le lavorazioni, additi- ve ma anche tradizionali, nelle post lavorazioni e nei trattamenti termici, per trarre il meglio da tutte le tecnologie”. Innovazione e competitività sono lo scopo dell’additivo per Medina, secon- do il quale la motivazione è spesso la volontà di creare vantag- gio competitivo, per posizionarsi in modo diverso sui mercati: “Questo è quello che guida spesso l’introduzione dell’additivo, che può nascere dalla visione dell’imprenditore o dei manager, per creare un differenziale sui mercati. Procedendo ad esempio con il formare un piccolo gruppo di giovani ingegneri affidan- do loro il compito di re-ingegnerizzare e riprogettare una serie di prodotti pensati con le tecnologie tradizionali”. Illuminante è infine la riflessione che in conclusione porta Orsi: “Quando si parla di Additive Manufacturing, lo si associa spesso al ‘fare qualcosa in meno’… alleggerimento, riduzione dei pesi e del materiale, riduzione di costi e componenti. In realtà, faccio fati- ca a pensare a un imprenditore che adotta una tecnologia com- pletamente nuova per ridurre qualcosa. Quello a cui deve servi- re l’Additive è fare qualcosa di più: guadagnare di più, vendere di più, ottenere pezzi che hanno più valore, fare qualcosa di diverso per far crescere l’azienda espandendosi in nuovi setto- ri, o aumentando la penetrazione in mercati dove già si opera. Questo è quello che stiamo cercando di trasmettere alle azien- de, che insieme alla presenza di una visione al loro interno è la chiave per prendere qualcosa di nuovo e veramente diverso e trasformarlo in qualcosa in più che è possibile fare”.

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