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75 APRILE 2024 rmo IL CONTESTO GLOBALE Le PMI che compongono la filiera spaziale (e che sono l’83% del totale) faticano ad avere le agenzie spaziali come clienti, per dif- ficoltà a partecipare a bandi e gare pubbliche. In questo conte- sto, l’espansione della Space Economy verso settori non spazio è agli inizi: oggi solo il 10% delle aziende end-user (imprese po- tenzialmente clienti di applicazioni derivanti dall’utilizzo combina- to di tecnologie spaziali e digitali) si sta interessando a iniziative legate alla Space Economy, il restante 90% non conosce il tema o non lo percepisce di valore. “Da diverso tempo la Space Eco- nomy ha aperto i propri confini avvicinandosi sempre più a settori tradizionalmente lontani dal mondo dello spazio - spiegano Paolo Trucco e Franco Bernelli, responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Sebbene le scelte delle istituzioni nazionali e sovra-nazionali spingano in questa direzione, per la creazione di un mercato nazionale sostenibile e competitivo anche sul piano internazionale occorre consolidare un vero e proprio ecosiste- ma italiano. La competenza tecnologica è un asset competitivo ma non più sufficiente nelle dinamiche di evoluzione della Space Economy su scala globale: bisogna aprire la filiera ad un maggior grado di collaborazione, sia verso le PMI sia verso end user pri- vati, a cui deve associarsi una maggior integrazione verticale tra tecnologia e servizi”. Nel 2023 i Governi delle principali potenze economiche mondiali confermano i loro sforzi di investimento nello spazio, per sfruttar- ne i benefici strategici e socioeconomici. Gli Stati Uniti restano il più grande contributore dei programmi spaziali, con 73 miliardi di dollari di investimenti governativi e un budget Nasa di 26 miliardi di dollari per il 2023, seguita dalla Cina con 14 miliardi di dolla- ri. Nei programmi dell’Agenzia Spaziale Europea, il budget 2023 è di 7,08 miliardi di euro, di cui 4,9 miliardi di finanziamenti dei singoli stati membri. Il principale contributore è la Germania (1,05 miliardi di euro), poi la Francia (1 miliardo) e Regno Unito (610 milioni). L’Italia è la quarta contributrice in Europa (perde il terzo posto dello scorso anno), con 580 milioni di euro (11,8%, -2 punti percentuali rispetto al 2022). LA SITUAZIONE IN ITALIA Il mercato dei servizi di osservazione della Terra in Italia, lo scor- so anno, ha raggiunto i 230 milioni di euro con un aumento del 15%, trainato dal settore energy & utilities (27,5%), seguito da agricoltura (19%) e finanza e assicurazioni (16%). “Il mercato dell’osservazione della Terra, componente rilevante spesso as- sociata all’intera concezione della New Space Economy, registra un aumento rispetto agli anni precedenti che ne consolida ancor maggiormente l’importanza all’interno della Space Economy na- zionale - spiegano Angelo Cavallo e Camilla Colombo, responsa- bili scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Il 71% del fattu- rato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico, mentre il restante 29% grandi imprese, PMI e startup. Un trend che in parte è dovuto alle innumerevoli risorse messe a disposizione tramite bandi pubblici, Pnrr in primis. In termini di di- stribuzione geografica, il 35% del fatturato è dovuto al commercio interno, mentre il 65% è frutto di relazioni oltreconfine”. Secondo un’analisi condotta dall’Osservatorio in collaborazio- ne con il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio (Ctna) su un campione significativo di 125 imprese italiane della filiera emerge come solo il 10% delle aziende operi esclusivamente nel settore spaziale, mentre il 90% è presente anche in altri comparti, per- lopiù aviazione (46%), industria metalmeccanica (44%), ICT ed elettronica (41%), automobilistico (34%). Tre gli archetipi di azien- de della filiera spaziale individuati: ‘produttori di hardware’, ossia produttori di grandi sistemi spaziali quali satelliti, infrastrutture di terra e infrastrutture per l’esplorazione spaziale; ‘ibridi’, ossia produttori di componentistica che associano ai loro prodotti ser- vizi, quali formazione per l’utilizzo di software di osservazione della Terra; ‘servizi per l’upstream’, ossia consulenti, fornitori di servizi e sviluppatori che aiutano le aziende della filiera spaziale italiana a sviluppare i propri prodotti. La difficoltà delle PMI ad interagire con gli enti pubblici si con- ferma anche nelle collaborazioni avviate. Solo il 35% delle PMI collabora con l’Agenzia Spaziale Europea (a fronte del 67% delle grandi imprese), così come solo il 28% delle PMI ha colla- borazioni in essere con l’Agenzia Spaziale Italiana (a fronte del 47% delle grandi imprese), e il 20% delle PMI collabora con enti pubblici centrali (per esempio ministeri), inferiore rispetto al 47% delle grandi imprese. Secondo le imprese, le principali tendenze che cambieranno profondamente l’industria spazio e il modello di business delle aziende sono la commercializzazione dello spazio (61%), ovvero

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