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31 rmo ottobre 2023 frenata a causa della pandemia con un calo di quasi il 29%. A differenza delle vendite verso il resto del mondo, che sono riprese a ritmi sostenuti nei due anni successivi, quelle dei beni ACT hanno registrato un nuovo calo nel 2022. Se però si guarda alla performance delle esportazioni ACT prima del 2020, ci sono buone ragioni per restare ottimisti sul potenziale di questi Paesi. L’ultimo decennio ha visto il Vietnam spode- stare Indonesia e Thailandia dai primi posti come mercato di sbocco dei beni ACT italiani. Una crescita dell’export ACT verso questo Stato in larga parte guidata da importanti piani di inve- stimento e che le imprese dovrebbero monitorare per intercet- tare veri e propri boom settoriali nei prossimi anni. Thailandia e Indonesia rimangono tuttavia mercati dal potenziale signifi- cativo e insieme rappresentano il 50% delle destinazioni Asean dei beni ACT nel 2022. La prima si è dimostrata in grado di sviluppare negli anni una manifattura avanzata e ben diver- sificata che, nonostante possa contare su una buona capacità produttiva interna, consente alle imprese italiane di sfruttare le opportunità di export grazie alla loro assoluta posizione di vantaggio in un’industria thailandese che punta sempre di più verso una manifattura a maggiore valore aggiunto. Al contrario di quanto avviene per l’esportazione di molti prodotti italiani verso i Paesi Asean, i beni ACT godono di un trattamento doganale alquanto favorevole grazie alla loro strategicità nel promuovere lo sviluppo, l’avanzamento tecno- logico e la competitività dell’industria domestica. Se le barriere tariffarie non rappresentano un ostacolo ai prodotti italiani ACT, non è altrettanto vero per le cosiddette barriere non ta- riffarie. Queste misure sono presenti soprattutto in Vietnam e nelle Filippine, meno in Thailandia. Alle difficoltà che le im- prese devono affrontare per commerciare i loro prodotti in questi paesi si aggiunge poi il significativo rischio di mancato pagamento. I tassi di insolvenza delle imprese non finanziare nella regione asiatica sono aumentati sensibilmente dalla crisi pandemica, rimanendo ben al di sopra della media globale. Un fattore da tenere costantemente sotto controllo data la peculiarità dei beni ACT di essere spesso venduti prevedendo pagamenti dilazionati nel tempo. Rafforzare gli accordi commerciali esistenti e porre le basi per dei nuovi. Il susseguirsi di eventi che hanno scosso le economie globali e messo a dura prova le catene di pro- duzione altamente complesse e frammentate ha evidenziato l’importanza di stringere accordi che garantiscano il corretto svolgimento delle attività anche in condizioni di elevata com- plessità. Per l’Italia questo vorrebbe dire rafforzare i suoi legami commerciali principalmente con i Paesi dell’UE, un importante sbocco per le vendite di macchinari ACT (circa il 41% delle esportazioni) e la principale fonte di investimenti diretti verso l’Italia. Ma non solo. Sarà cruciale rinsaldare il le- game tra Stati Uniti e UE e fondare nuovi accordi di libero scambio per fronteggiare una concorrenza sempre più intensa e rafforzata da accordi tra Paesi terzi, come ad esempio il ‘Re- gional Comprehensive Economic Partnership (Rcep)’ in Asia. Le sinergie prodotte da nuovi accordi commerciali internazionali, nonostante escludano l’Europa dai loro firmatari, dovrebbero essere comunque sfruttate dalle imprese italiane per raffor- zare la loro posizione in quei mercati. Anche nel settore dei beni strumentali la richiesta dei clienti è sempre più orientata verso una maggiore personalizzazione dei prodotti, una comunicazione più trasparente e servizi aggiuntivi post-vendita. Le imprese dovrebbero, quindi, im- pegnarsi a rivedere i propri paradigmi e ripensare il proprio orientamento strategico per soddisfare le richieste del cliente e valutare la sua esperienza. Il percorso da seguire per raggiun- gere l’ideale livello di servitizzazione dei macchinari ACT parte da una prima fase di reattività dell’azienda cui segue la capa- cità di anticipare i bisogni dei clienti, gestire i dati, organizzare l’intera azienda e, infine, giungere al disegno di prodotti e utilizzo di dati per rispondere ai bisogni della clientela. @lurossi_71 Manutenzione predittiva e servitizzazione Uno dei trend sui quali le imprese stanno concentrando sforzi e risorse è quello di fornire servizi aggiuntivi al prodotto venduto. Un aspetto che assume ancora più rilevanza per essere competitivi sui mercati internazionali. Così, si stanno sviluppando rapidamente servizi più evoluti, come ad esempio l’e-learning o la Realtà Aumentata, per l’accrescimento delle conoscenze specifiche del personale e dei clienti. Altrettante opportunità derivano da una maggiore implementazione di piani di manutenzione predittiva mediante l’adozione di sensoristica e l’incremento, all’interno del portafoglio, di servizi con l’obiettivo di accrescere o modificare l’originaria funzionalità/produttività del prodotto. La performance delle imprese potrebbe, inoltre, giovare dell’offerta, finora poco sviluppata, di servizi di ottimizzazione di processo quali il pay per volume/ use e machine as a service. Questa necessità di dimostrare ai clienti la sostenibilità dei processi produttivi, unita a quella di migliorare continuamente l’efficienza dei processi, potrebbe favorire la circolarità anche attraverso il riutilizzo di macchinari industriali e/o materiali, l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale e di ultima generazione con un minor consumo energetico delle macchine utensili e la riduzione degli sprechi. È inoltre necessario costruire macchinari riparabili anche nelle loro componenti, in caso di malfunzionamenti nel corso della loro vita. Infine, la quantità degli scarti prodotti può essere ulteriormente diminuita collaborando con i propri fornitori per ridurre il materiale utilizzato negli imballaggi in ingresso e riciclandolo per l’imballaggio dei pezzi in uscita.

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