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35 rmo ottobre 2022 alzano dal 20 al 50% il credito d’imposta per l’acquisto di beni immateriali. Un altro punto su cui il Piano difetta sono quindi per Maggioni le competenze, che sono invece cruciali a tutti i livelli per accompagnare lo sforzo che le aziende stanno facendo per evolvere e trasformare i loro processi, tesi a porre sempre più le persone al centro. Persone che devono quindi essere messe nelle condizioni di possedere le competenze necessarie ad affrontare i cambiamenti in atto. Lo stesso Mise rileva che formazione e qualificazione delle competenze sono un altro punto critico su cui qualcosa nel Piano 4.0 non ha funzionato come avrebbe dovuto. “Fino al 2019 la riqualificazione delle competenze è stata una misura che ha attratto davvero pochissimo, un decimo addirittura rispetto a quanto stanziato - continua Calabrò -. Adesso no- tiamo un interesse maggiore da parte delle imprese, ma non siamo ancora soddisfatti. Nel Decreto Energia abbiamo per- tanto modificato anche le aliquote per la formazione 4.0, da un lato per incrementare la consapevolezza del fabbisogno di formazione, soprattutto tra le piccole imprese, dall’altro creando dei percorsi di assessment delle competenze digitali delle aziende e di valutazione del loro incremento al termine dei percorsi formativi, per accedere a un plus agevolativo rispetto a quello base previsto”. In futuro, il Mise prevede quindi nuovi interventi a sostegno della formazione mana- geriale, tema delicato e cruciale cui si lega anche il consolida- mento della rete di trasferimento tecnologico composta dagli 8 Competence Center, che cresce con i 50 European Digital Innovation Hub riconosciuti dalla Commissione Europea capil- larmente sul territorio. Soggetti che dovranno avere un ruolo sia nell’accompagnare le imprese nei progetti di innovazione sia nella riqualificazione delle competenze. Sostenibilità 4.0. Gianoglio e Maggioni rilevano infine una grande e grave assente tra le voci di investimento nei progetti 4.0 delle imprese, ovvero la sostenibilità. “Il programma Tran- sizione 4.0 mette già a disposizione una serie di strumenti a sostegno della cosiddetta transizione ecologica - spiega Gia- noglio -. Nel nostro Osservatorio ad oggi abbiamo già atte- stato circa 2.500 tecnologie, per investimenti sottostanti pari a oltre 1,5 miliardi, e appare evidente che ci sono due parti dell’elenco dell’Allegato A che sono le ‘cenerentole’ del pro- gramma, ovvero gli strumenti e le tecnologie per la sosteni- bilità e l’efficientamento energetico e quelli per l’ergonomia e la sicurezza sul lavoro”. Mentre tra le aziende ha quindi funzionato di più la parte di tecnologie legate ai temi della produzione e della produttività, nel contesto presente di- venta invece più che mai importante per le imprese sfruttare gli strumenti a disposizione per ridurre la loro dipendenza energetica. Per questa medesima ragione anche per Maggioni occorre ripensare lo stesso titolo Transizione 4.0, in quanto l’o- biettivo oggi si è spostato, non essendo più solo necessario so- stenere la digitalizzazione e il miglioramento delle prestazioni ma anche spingere la sostenibilità dei prodotti e dei processi nelle aziende. “In questo senso pensiamo di poter contribu- ire come associazione a far evolvere ulteriormente il piano in vista del 2023 - dice in conclusione Maggioni -, per riuscire in maniera più diretta a sostenere tutti quegli investimenti che hanno come obiettivo specifico primario la riduzione dei consumi e delle emissioni, e magari anche la sostituzione in prospettiva dei vettori energetici fossili all’interno dei processi industriali”. @marcocyn

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