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33 rmo ottobre 2022 Orizzonte pluriennale. La filosofia una tantum che carat- terizzava il programma Industria 4.0 agli esordi è stata utile ad avviare in certo modo inconsapevolmente gli investimenti delle imprese in nuove tecnologie digitali. Le aziende sono in- fatti state spinte ad acquistare nuove macchine e soluzioni per approfittare di strumenti di incentivazione forti e inaspettati, riproposti a cadenza annuale fino al 2020 e passati finalmente dal 2021 a un orizzonte pluriennale e quasi strutturale. “L’aver superato l’approccio una tantum è stato necessario per assi- curare continuità pluriennale al piano, consentendo alle im- prese di programmare gli investimenti in tecnologie avanzate in maniera consona alla complessità del processo di digitaliz- zazione - sostiene Calabrò del Mise -. Una simile operazione evolutiva è stata possibile anche grazie all’integrazione e al concorso di misure nazionali ed europee, con la scrittura del nuovo programma che andava a intercettare quella del PNRR”. L’ulteriore sforzo fatto dal Mise accompagna inoltre le imprese nel momento di difficoltà che stanno vivendo, onde non bloccare il ciclo di investimenti in innovazione soprattutto nelle PMI. “Il Piano Industria 4.0 è stata una misura di politica industriale che ha effettivamente contribuito a trasformare il tessuto industriale italiano - dice Maggioni di Anima -. L’idea iniziale di proporla come misura shock è servita per portare le aziende, anche inconsapevolmente, all’interno della rivolu- zione digitale che avveniva nell’industria manifatturiera. Oggi l’incertezza contraddistingue il mercato, rendendo impossibile prevedere il contesto futuro in cui si muoverà l’industria ita- liana. In tal senso un importante segnale delle difficoltà e del cambiamento avvenuto è stato l’intervento che ha esteso il periodo di consegna dei beni, al fine di consentire il comple- tamento degli investimenti”. Per garantire quindi ulteriore certezza e continuità al Piano, il Mise ha istituito un Tavolo permanente di confronto con le Associazioni industriali, recu- perando lo spirito inclusivo del primo Piano Industria 4.0, per chiarire i dubbi sull’applicazione concreta delle misure e ri- lanciarne alcune linee, aumentandone l’efficacia ma anche in vista di un potenziamento in chiave 2023-2025. “Accogliamo con molto favore l’istituzione di un Tavolo permanente - dice Gianoglio di Icim -. Mentre vi sono infatti tecnologie facil- mente riconducibili agli elenchi presenti nell’Allegato A, molte vi rientrano per una serie di considerazioni legate in I protagonisti Marco Calabrò è dirigente del Mise : “Le nuove aliquote introdotte dal Decreto Energia sottolineano l’importanza di beni immateriali e formazione 4.0 nel modello integrato hardware e software, determinante per ottenere l’avanzamento tecnologico in chiave 4.0”. Alessandro Maggioni è direttore relazioni istituzionali Anima Confindustria : “La situazione attuale impone un ripensamento del titolo Transizione 4.0, con un nuovo accento sulle tecnologie che spingono la sostenibilità di prodotti e processi riducendo la dipendenza energetica”. Paolo Gianoglio è direttore innovazione di Icim Group : “Non esiste una certificazione di prodotto 4.0, ciò che attestiamo nei progetti di innovazione presentati dalle aziende è l’installazione della tecnologia nella logica di uno specifico processo aziendale”.
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