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81 rmo giugno/luglio 2022 anche perché “Non sempre è possibile ottenere una perfetta visione frontale e laterale e sono possibili falsi positivi e falsi negativi”. L’uso della tecnologia tridimensionale consente invece “una ricostruzione dell’aspetto reale dell’osso in al- tezza, larghezza e profondità. Il chirurgo potrà effettuare una pianificazione sia dei tagli chirurgici sia degli strumenti di sintesi che utilizzerà sul piccolo paziente, scegliendo gra- zie al modellino quelli più appropriati ed effettivamente ri- spondenti alle misure del piccolo paziente nei tre piani dello spazio. Sarà un intervento chirurgico più rapido e soprat- tutto più preciso”. L’ospedale Pediatrico Santobono è stato il primo Centro a pubblicare un lavoro scientifico sul Journal Pediatric Orthopedic inglese sull’utilizzo di questa tecnologia nei bambini. “Dopo avere ottenuto l’autorizzazione dal Co- mitato etico - ha spiegato Guida -, grazie alla collaborazione con il CNR, siamo partiti con l’allestimento all’interno del nostro Ospedale di un laboratorio con stampanti tridimen- sionali, scanner e con un’attiva collaborazione con ingegneri biomedici. La prima esperienza ha visto la realizzazione di un tutore in materiale plastico bivalva in alternativa all’ap- parecchio gessato per fratture di radio su di una popolazione di circa 40 bambini”. La stampa 3D è utile anche per le patologie tumorali. Dove prima era previsto il sacrificio dell’arto oggi si tende a salvarlo. L’ospedale napoletano, in collaborazione con Flavio Fazioli dell’Istituto oncologico del Pascale e con il polo oncoemato- logico del Pausilipon, è riuscito a creare un centro nel quale vengono trattati con la tecnica del salvataggio dell’arto oste- osarcomi e sarcomi di Ewing. Grazie alla stampa 3D è possibile stabilire con precisione la quantità di osso da resecare e la tipo- logia di tagli, per poi impiantare l’osso proveniente da banca con trapianto biologico oppure, dopo esserci confrontati con il laboratorio di biomeccanica, una protesi totalmente artifi- ciale che, oltre a tutto il resto, ha un enorme beneficio eco- nomico. Le tre dimensioni sono utili anche per il piede torto congenito. Un 20-25% di casi arriva infatti tardivamente alla diagnosi o tende a recidivare. In quei casi per stabilire il tipo di trattamento da fare, la stampante 3D è di grandissimo aiuto. L’esperienza dell’ospedale di Vicenza. Anche il San Bor- tolo di Vicenza è impegnato sul fronte dell’innovazione. L’o- spedale ha adottato su vasta scala la nuova tecnologia. Dopo una sperimentazione in cardiochirurgia si è passati all’utilizzo nei dieci reparti di chirurgia nei casi di interventi ritenuti dif- ficili. Il progetto, realizzato grazie al sostegno di aziende del territorio, Confindustria Vicenza e della Fondazione San Bor- tolo, prevede una serie di vantaggi come ha spiegato Salva- tore Barra, direttore sanitario dell’Ulss 8 Berica: “I chirurghi possono vedere più chiaramente aree e situazioni che sareb- bero difficili da identificare con la sola diagnostica per im- magini: in questo modo possono studiare meglio l’intervento e decidere con maggiore cognizione di causa la metodica più adatta. Con il modello 3D, infatti, possiamo osservare in modo tangibile l’anatomia del paziente, l’origine e l’angola- zione dei principali vasi sanguigni, la sede e l’origine delle le- sioni. Vi è poi un altro beneficio, non trascurabile: il modello si è rivelato di grande aiuto nello spiegare al paziente e ai suoi familiari l’anomalia diagnosticata e come l’equipe chi- rurgica intende procedere, perché il paziente può finalmente vedere dove sta il problema e di fatto toccarlo con mano. L’ultimo aspetto riguarda la didattica: sicuramente poter di- sporre di una serie questi modelli, ciascuno rispondente ad un caso concreto, è un prezioso strumento per migliorare la preparazione dei nuovi chirurghi”. La tecnologia additiva ha reso possibile realizzare impianti ortopedici, dispositivi medici utilizzati per sostituire chirurgicamente un’articolazione o un osso mancante.

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