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115 rmo novembre/dicembre 2021 DAL MONDO DELLA FINITURA Ucif e la sostenibilità Il tema della sostenibilità è delicato quanto spinoso. Il rischio di ragionare ‘in superficie’ (giusto per usare un termine a noi caro) e di proclamare slogan o personaggi mediatici che stanno avendo molto seguito in que- sti ultimi anni è altissimo. Ma dietro questi concetti ci sono strategie che le aziende possono adottare per essere concretamente sostenibili, creandosi un vantaggio compe- titivo durevole? E quando si parla di vantag- gio competitivo o ricadute sul mercato non ci riferiamo solo alla capacità di intercettare risorse economiche dedicate (spesso pubbli- che), ma si intende con esattezza l’obiettivo di cambiare approccio produttivo e presen- tarsi con una nuova filosofia aziendale che porti diversi benefici. Proprio seguendo questo approccio, concreto e fattivo, Ucif ha organizzato un nuovo incontro digitale (il terzo del 2021) all’interno del proprio format chiamato We Talk, con la partecipa- zione di due esperti che hanno affrontato il problema con un occhio rivolto alle aziende e ai vantaggi aziendali nell’abbracciare scelte sostenibili. Ad oggi è evidente che c’è una sensibilità sempre crescente da parte dei cittadini ma ci si è chiesti se anche i settori industriali, al di là di finalità di puro marketing, siano altrettanto sensibili e siano in grado di co- niugare l’attenzione verso l’ambiente con i vincoli economici che i mercati (globalizzati) impongono. Così Ucif, grazie ai due esper- tissimi docenti, ha creato un verso e proprio percorso culturale durante l’evento che è partito dall’Agenda per lo Sviluppo Soste- nibile 2030 e dai suoi 17 macroobiettivi (che insieme all’accordo di Parigi sui cam- biamenti climatici, costituisce la tabella di marcia per un mondo migliore e per il qua- dro globale di cooperazione internazionale in materia di sviluppo sostenibile e relative dimensioni economiche, sociali, ambien- tali e di governance). Agenda con obiettivi molto chiari secondo i quali l’Europa si è fatta promotrice di una serie di politiche e di obiettivi vincolanti, come la riduzione del 55% di emissioni di gas serra entro il 2030 e quello ancora più ambizioso di neu- tralità climatica dell’Unione entro il 2050, che passa necessariamente attraverso un processo di decarbonizzazione di ciascuno Stato Membro (declinato poi all’interno del Pniec). Spesso le aziende si chiedono perché, oltre il tema della responsabilità sociale, dovreb- bero andare in questa direzione. Innanzi- tutto, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede che il 37% dei fondi venga destinato alla transizione verde, che costituisce una delle 6 missioni del piano, ma anche perché, attraverso modelli di bu- siness circolari, si possono creare diverse opportunità, come ad esempio il modello di simbiosi industriale (gli scarti di un’a- zienda potrebbero tradursi in risorse per un’altra). A ciò si aggiungono delle misure atte a promuovere il diritto al riuso e alla riparazione e si andrà sempre di più nella direzione di prodotti disassemblabili per consentire il corretto smaltimento di ogni singola componente (ecoprogettazione). Ma non è tutto qui perché la sostenibilità diventerà anche una ‘cultura aziendale’ per fare engagement su diversi livelli: di azioni- sti, perché in futuro nessuno vorrà investire in un’azienda che inquina; di dipendenti, perché le giovani generazioni sono attente al tema e non vorranno lavorare in un’a- zienda non green; della strategia aziendale stessa, perché in tutte le future mission aziendali sarà prevista un rispetto o una tu- tela dell’ambiente che ci circonda. Un incontro digitale che sul finire ha ac- ceso il confronto tra le aziende Ucif, sem- pre orientare al miglioramento continuo, anche sul tema della sostenibilità aziendale. Perché per essere sostenibili è necessario muoversi insieme. Il contributo isolato del singolo, pur utile, è marginale.

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