RMO_239_OTTOBRE_2021

28 rmo ottobre 2021 Denunce di infortunio. Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di maggio sono state 219.262, in aumento di quasi 12.000 casi (+5,7%) rispetto alle 207.472 dei primi cinque mesi del 2020. L’aumento del 5,7% dell’intero periodo è la sintesi di un calo delle denunce osser- vato nel primo trimestre gennaio-marzo (-9%) e di un aumento nel bimestre aprile-maggio (+44%), nel confronto tra i due anni. I dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano nei primi cinque mesi del 2021 un aumento a livello nazionale del 10%, da 22.717 a 24.982 casi, degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire dal mese di marzo), e un incremento del 5,2%, da 184.755 a 194.280 denunce, di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono calati dell’8% nel primo trimestre di quest’anno e aumentati del 37% nel bimestre aprile-maggio. Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è aumentato del 4,4% nella gestione Industria e servizi (dai 174.845 casi del 2020 ai 182.561 del 2021), dell’8,0% in agricoltura (da 9.672 a 10.447) e del 14,4% nel Conto Stato (da 22.955 a 26.254). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori pro- duttivi tranne, in particolare, in quello della ‘Sanità e assistenza sociale’, che nei primi cinque mesi di quest’anno presenta una diminuzione del 36% (sintesi di un +163% del primo bimestre e di un -71% del periodo marzo-maggio) degli infortuni avve- nuti in occasione di lavoro rispetto al pari periodo del 2020, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi, e nel settore dell’alloggio e ristorazione (-22,4%). Casi mortali. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di maggio sono state 434, due in più rispetto alle 432 registrate nei primi cin- que mesi del 2020 (+0,5%). Il confronto tra il 2020 e il 2021, come detto, richiede però cautela, in quanto i dati delle de- nunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati forte- mente dalla pandemia, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di ‘tardive’ denunce mortali da contagio da Covid-19, in particolare relative al mese di marzo 2020, entrate negli archivi solo nei mesi successivi alla fotografia scattata il 31 maggio 2020. Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo un periodo di tempo più o meno lungo intercorso dalla data del contagio. Ciò pre- messo, a livello nazionale i dati rilevati al 31 maggio di ciascun anno evidenziano per i primi cinque mesi di quest’anno un aumento solo dei casi in itinere, passati da 68 a 72, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono stati due in meno (da 364 a 362). @gapeloso INCHIESTA Marcello Scipioni, Fiom-Cgil nazionale “Purtroppo, assistiamo a una tendenza abbastanza uniforme per numero di infortuni. L’industria metalmeccanica ha registrato circa 230.000 infortuni nel quinquennio 2015- 2019, dei quali 492 mortali. Decisamente troppi. Spesso si tratta di lavoratori giovani, con contratti temporanei, con poca esperienza e non adeguata formazione – ha esordito Scipioni -”. E ha proseguito: “L’organizzazione del lavoro e tecnologia, insieme, possono dare un contributo decisivo per arginare il tragico fenomeno degli incidenti sul lavoro mortali e invalidanti. Ma contrariamente a quanto si sente affermare sui mass media, la tecnologia evolve in base al tipo di organizzazione del lavoro nella quale è inserita. Sono i modelli organizzativi a ispirare certi percorsi tecnologici e non viceversa”. Nell’ambito della prevenzione degli incidenti sul lavoro l’automazione delle fasi di lavoro più rischiose, i telecomandi e telecontrolli e la diagnostica predittiva di matrice 4.0 possono contribuire a ridurre significativamente gli infortuni purché si adotti un approccio di co-progettazione integrata di tutti i processi produttivi, dove il rapporto uomo-macchina è concepito e finalizzato, sin dall’origine, alla sicurezza. “L’analisi dei rischi e soluzioni organizzative e impiantistiche devono procedere di pari passo con il completo coinvolgimento di tutti gli attori, a partire dai lavoratori e dai loro rappresentanti”, ha detto Scipioni. Che poi conclude: “La formazione specialistica è certamente un elemento chiave acquisire competenze tecniche per riconoscere i rischi specifici. Nel contratto metalmeccanici abbiamo deciso di investire sui break formativi. Ora bisogna passare dalle buone intenzioni ai fatti. Tuttavia, per generare consapevolezza diffusa dell’importanza della prevenzione serve ripensare il modello culturale d’impresa. Mettere la sicurezza e la prevenzione al centro è possibile se tutti i processi formativi, a partire dalle scuole di management e di formazione secondaria, assumono il miglioramento continuo non solo come orientamento alle performance economiche aziendali, ma anche al benessere complessivo di tutti gli stakeholders lavoratori, fornitori e territorio nel quale si opera”.

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