RMO_238

27 rmo settembre 2021 e integrazione ma è più deciso per i sistemi di integrazione informatica, evidente effetto delle politiche 4.0 attuate dalle autorità di Governo. L’automazione di macchine singole risulta presente sul 13,5% del totale installato, contro il 12,5% della rilevazione precedente. La quota delle linee di produzione (mac- chine integrate con altre macchine o impianti attraverso la ge- stione automatica di utensili, attrezzature e/o movimentazione dei materiali) risulta pari al 12,6% del totale delle macchine presenti, più del doppio della rilevazione precedente (5,8%). E, terzo livello, i sistemi 4.0 (interconnessione digitale dei sistemi di controllo e gestione) sono risultati pari al 5,6% del totale, più del doppio del dato relativo alla rilevazione precedente (2,5%) Evoluzione della classe dimensionale. Sebbene le pic- cole unità produttive restino al primo posto per numero di macchine installate, la quota detenuta si riduce notevol- mente fermandosi al 39%, rispetto al 45% della rilevazione 2014 (quando già era risultata in forte calo rispetto al 53% della rilevazione 2005). In calo risulta, anche se più conte- nuta, la quota detenuta dalle imprese con 50-99 addetti, scesa al 21% contro il 22% della rilevazione 2014. Cresce la quota presente nelle imprese con 100-199 addetti che sale al 14,5%, dal 13% del 2014. Meglio di tutti fanno le imprese di grandi dimensioni che vedono crescere la quota di oltre il 5% a più del 25%, contro il 20% rilevato nel 2014. Questa analisi suggerisce due considerazioni. La prima è che le grandi imprese hanno più di un quarto del totale del parco macchine installato e sono le realtà che attualmente investono di più in nuovi sistemi di produzione. La seconda considera- zione è che vi è una ideale spaccatura tra le aziende con meno di 100 addetti e quelle più grandi: il fenomeno di redistribu- zione delle quote di parco macchine rispetto alle classi dimen- sionali documentato da questa indagine mostra, infatti, (come, d’altra parte, fanno anche altri indicatori non legati a questa ricerca) che le aziende con più di 100 addetti performano me- glio di quelle di dimensione inferiore. Dall’analisi dei dati ripartiti per settore emerge che la distri- buzione del parco macchine rispetto agli utilizzatori risulta molto più frammentata che in passato. I costruttori di mac- chine e materiale meccanico sono i principali utilizzatori di macchine utensili con il 35% del totale del parco. Seguono i costruttori di prodotti in metallo che assorbono il 26% del totale (nella precedente rilevazione questo settore occupava di gran lunga il primo posto con il 49% del totale del parco). Terzo per utilizzo di macchine utensili è il settore dei mezzi di trasporto, pari al 21%. Cresce poi il peso dei settori ‘a minor utilizzo di macchine utensili’: materiale elettrico ed elettro- nico (8%); produzione e prima trasformazione dei metalli (6,5%); strumenti di precisione e elettromedicale (3%). Riguardo la distribuzione geografica del parco macchine, dall’indagine emerge che la Lombardia è, ancora una volta, la regione con il maggior numero di macchine installate (28%). @lurossi_71 Il commento del presidente Ucimu “Dai risultati della ricerca - rileva Barbara Colombo, presidente Ucimu - emerge la tendenza all’allargamento della forbice tra imprese che investono e crescono in competitività e imprese che restano ferme”. I provvedimenti per sostenere l’ammodernamento del parco macchine e per incentivare la transizione 4.0 del manifatturiero del Paese hanno prodotto effetti giudicati non ancora sufficienti ad assicurare la trasformazione digitale del metalmeccanico. Per questo, Ucimu chiede che le misure attualmente operative, quali il credito di imposta per gli acquisti in nuove macchine tradizionali e con tecnologia 4.0, proseguano oltre il 2022. “Anche in considerazione del crescente gap tra imprese innovative, per lo più realtà con almeno 100 addetti, e imprese ferme alle tecnologie di vecchia concezione, tipicamente di dimensione ridotta – continua - chiediamo alle autorità di Governo di rendere queste misure strutturali, così da permettere alle aziende di fare piani di investimento di medio lungo-termine, attraverso i quali cadenzare i programmi di acquisto”. “Parallelamente a ciò – conclude Barbara Colombo - chiediamo che sia allungata anche l’operatività della misura del credito di imposta per la formazione che oggi, nel calcolo, contempla anche il costo del formatore. Così da assicurare alle imprese un corretto supporto per l’aggiornamento del personale”.

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