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32 rmo maggio 2021 Cobot oltre la sicurezza. La ricerca robotica negli anni 2000 è stata segnata da alcuni progetti fonda- mentali in Europa, incentrati sugli aspetti della sicu- rezza e della affidabilità delle macchine. Tante sono qui le eccellenze che l’Europa vanta, dalla biorobotica alla robotica soft, dalle interfacce aptiche alla robo- etica. Sono stati 200 i progetti di ricerca in robotica finanziati dall’Europa negli ultimi anni, per un totale di 120 milioni di euro, il 16,5% dei finanziamenti totali, a cui l’Italia ha contribuito per il 13%. “Tra i tanti progetti sviluppati vi è Phriends, che ha portato ai primissimi esperimenti di valutazione quantitativa della sicurezza nei robot - racconta Bicchi -. Il lavoro svolto è stato capitale per stabilire degli standard normativi che hanno abilitato l’odierna crescita della robotica collaborativa. Guardando al futuro sono molte le applicazioni in cui questo tipo di robotica ci fa ben sperare, in primo luogo nell’impiego dei cobot per rendere il lavoro più ergonomico”. I di- sordini muscolo-scheletrici rappresentano infatti un costo enorme per le persone e per l’economica. Un nuovo progetto denominato Sophia sta studiando l’utilizzo dei cobot per sostenere e migliorare le con- dizioni ergonomiche, indicando alle persone come meglio lavorare. Un altro tema interessante allo stu- dio riguarda quindi l’utilizzo dei cobot per rendere la produzione più sostenibile, ad esempio nel riciclag- gio: “IoT significa che moltissimi rifiuti conterranno parti elettroniche - spiega Bicchi -, che in parte sono costose e in parte pericolose, ad esempio nei compo- nenti con berillio. L’idea è di impiegare i cobot per separare i contenuti preziosi e pericolosi, e solo in un secondo momento procedere alla polverizzazione dei rifiuti, al contrario di quanto avviene oggi”. Ridurre il costo del software. Bicchi sottolinea quindi come oggi la scrittura del software rappresenti il 60-70% del costo di un robot. “Fissata la questione sicurezza, il prossimo problema da risolvere è ridurre il costo della programmazione - afferma il professore -. Pensiamo alle operazioni di presa di oggetti, in cui si può aver a che fare con migliaia, milioni di oggetti diversi. La loro manipolazione può avvenire mediante industrial gripper, la cui programmazione è però molto costosa”. Un’alternativa per ottenere un’ope- razione di tale complessità è impiegare la robotica soft, soft hand che offrono maggiore flessibilità e permettono di interagire con l’ambiente in maniera intelligente, con una programmazione molto sem- plice. La disponibilità di un software facilmente in- telligibile e facile da usare è per Bicchi essenziale per creare nuovi mercati. Concorda Siciliano, secondo cui occorre rendere i cobot totalmente intuitivi, nella di- rezione di una disappearing technology accettabile e utilizzabile da tutti, anche nelle nostre case. Ma come è possibile ridurre il costo del software, ad esempio nella manipolazione? “Un’ipotesi è impiegare deep learning e big data - dice Bicchi -, ma da alcuni espe- rimenti si è visto che 700 ore di prove di presa porta- vano all’80% di successo, che giungeva al 90% dopo 8.000 ore. Quanto ci vorrà per arrivare al 99,9% che vorremmo nelle aziende? Imparare da esempi fisici è troppo difficile e costoso, e questo ci fa pensare che forse il deep learning nella robotica non sia la INCHIESTA
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