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28 rmo maggio 2021 INCHIESTA ting (ossia la classe di tecnologie che prevede la de- posizione del materiale in forma di gocce) sul quale concentrare le aspettative future. La tecnologia ma- terial jetting ha, in effetti, potenzialmente vantaggi interessanti quali, spiega Colosimo, l’elevata risolu- zione e la produttività, ma al momento si scontra con alcuni limiti per la stampa 3D di materiali me- tallici soprattutto alto-fondenti. Sul futuro, in ogni caso, si scommette sulla tecnologia a getto perché Colosimo ci legge “una tecnologia promettente ca- pace di proporre soluzioni economicamente vantag- giose rispetto ad altre tecnologie”. La tecnologia additiva a favore dei piccoli lotti. Ma al giorno d’oggi come vedono l’Additive Manu- facturing le aziende rispondenti? Per il 60% come una tecnologia che può realizzare sia prototipi funzionali, sia pre-serie oppure produzioni di piccoli lotti. Infatti, spingendosi sulle motivazioni hanno abbiano spinto verso l’Additive Manufacturing, volano sia l’impatto percepito sui tempi di ricerca e sviluppo, sia la volontà di superare i vincoli nella progettazione e produzione e, per conseguenza, si sposta la base di competitività soprattutto in termini di progettazione. “Sono più della metà, il 60%, coloro i quali hanno dichiarato di aver usato tecnologie additive, di cui il 31% dei casi utilizzando risorse interne mentre il restante 40% so- stiene di non averle utilizzate e l’80% vede un poten- ziale utilizzo nel medio termine”, sottolinea Giovanni Notarnicola, Associate Partner di Porsche Consulting. Tra le tecnologie maggiormente utilizzate vi sono i processi a estrusione (di polimeri) per il 50% del cam- pione degli utilizzatori, mentre per poco più del 40% si parla di tecnologie a letto di polvere (per polimeri e materiali metallici). Conferme arrivano anche dai fornitori di tecnologie additive che dichiarano: tec- nologie a letto di polvere (60%) e a estrusione (45%), stampa di materiali polimerici (75%), metallici (più del 60%) e compositi (45%). In questo caso, precisa Colosimo, la somma non dà il 100% in quanto gli in- tervistati avevano la facoltà di risposta multipla. Mancano competenze e professionisti. Ma cosa ostacola un mercato che, secondo le stime di Notar- nicola, supererà 27 miliardi di dollari nel 2023? La mancanza di competenze e di professionisti con for- mazione specifica sulle tecnologie, i materiali e i pro- cessi. È su questo punto che Luca Iuliano, direttore del Centro Interdipartimentale di Integrated Addi- tive Manufacturing (IAM@PoliTo) del Politecnico di Torino e presidente del Competence Center CIM 4.0, entra nel merito: “Mi aspettavo queste risposte. Alla domanda: ‘Quali sono le principali competenze che mancano nelle aziende ai fini dell’adozione dell’Ad- ditive Manufacturing?’, le risposte sono state: cono- scenze approfondite dei processi, competenze sul design for Additive Manufacturing, conoscenze sulle metodologie di post-processo e di finitura. Sul mer- cato - spiega Iuliano - tranne qualche caso, manca una filiera, che vada dalle scuole superiori ai dotto- rati di ricerca, legata alla formazione e lo si evince da queste risposte”. In effetti, le percentuali sulla valutazione dei servizi destinati a favorire l’ado- zione delle tecnologie additive indicano un 40% sul cosiddetto training on the job, cioè la formazione del personale all’interno dei laboratori dedicati. A

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