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25 rmo maggio 2021 olimpici del 2004 dove da maggio fino a luglio ci fu un’impennata sui prezzi dell’acciaio per poi avere un crollo simmetrico dopo l’estate a giochi finiti”, ha ricordato Morandi. All’epoca si trattò di una bolla, come si scoprì in seguito, mentre oggi abbiamo delle motivazioni legate all’economia reale. Si pensi, tra l’altro, che siamo di fronte a un aumento notevole anche dei prezzi dei materiali grezzi. Se- condo The Guardian e come ricorda Morandi, il prezzo del minerale di ferro è salito a 176,90 dollari a tonnellata poco prima di Natale, il più alto dal mag- gio 2011, e il prezzo di mercato del rame ha superato gli 8.000 dollari a tonnellata per la prima volta in oltre sette anni. Il prezzo globale del petrolio è salito a 11 mesi a 55 dollari al barile con l’aiuto del car- tello petrolifero Opec. Tuttavia, secondo Federacciai, il comparto dell’acciaio è ripartito. Anche l’industria siderurgica italiana è cresciuta nei primi mesi di que- sto anno, seppure con differenze tra i comparti. Men- tre la meccanica lavora con prodotti lunghi, come le barre, che hanno subito in misura minore l’effetto incrementale dei prezzi in quanto legati al tema del riciclo, qualche segnale di difficoltà maggiore invece lo riscontriamo nei coils (laminati piani per elettrodo- mestici e auto) che hanno subito rincari più pesanti. “Nel complesso, comunque, tranne per le consegne ri- tardate a causa dell’assorbimento di molto materiale da parte dei mercati asiatici, il comparto siderurgico è partito bene perché c’è un effettivo incremento della domanda”, afferma Bregant. Si vede la luce in fondo al tunnel? È proprio sulla scarsità di produzione italiana di coils a caldo il grido del comparto ma anche qualche segno di spe- ranza. Infatti, la situazione ex Ilva sembra in via di risoluzione grazie all’accordo finalizzato tra Ancelor Mittal e Invitalia, società controllata dal ministero dell’Economia, che ha sbloccato il dossier sulla storica acciaieria che cambia nome, grazie alla partnership pubblico-privato, in Acciaierie d’Italia. Questo ac- cordo avrà nel tempo un effetto di rilancio, soprat- tutto per lo stabilimento di Taranto e porterebbe di nuovo in alto l’asticella sul comparto siderurgico in Italia. Accontentata, almeno in parte, Federacciai che da tempo chiede al Governo un piano siderurgico na- zionale per evitare penalizzazioni. “Serve un settore siderurgico che fornisca materia prima concorrenziale e non penalizzata da fattori esterni. Nei nostri com- parti – commenta Bregant - abbiamo una comunità di imprenditori che nonostante alcune storture del Paese (costi energetici maggiori, deficit infrastrut- turale e altro) riescono a competere sui mercati in- ternazionali ma dobbiamo evitare che la situazione peggiori”. Anche Dal Poz è convinto, dati alla mano, che alcune misure adottate da Governi precedenti siano state fatte con criterio e non abbiano mandato a gambe all’aria l’intero comparto manifatturiero. Il presidente di Federmeccanica cita gli strumenti di protezione e garanzia a favore del sistema bancario che prestava denaro alle imprese e ha portato giova- mento alla ripresa di fine 2020/inizi 2021. Quello che auspica Dal Poz e sostiene anche Morandi è evitare aiuti a pioggia. Serve focalizzarsi, laddove sia il caso, con nuovi strumenti, come per esempio “una nuova versione del piano Industria 4.0. Auspico che, attra- verso il Recovery Fund, si identifichino strategie che innestino una logica di investimento che sia da mo- tore per l’infrastruttura, l’occupazione e la ricerca”, dice Dal Poz. Su questo fronte è convinto che questi fondi possano ‘cambiare il volto’ anche dell’Italia pur- chè siano rispettati due passaggi chiave: un aspetto di accountability, ossia che venga giustificata la spesa di questi fondi e la tempistica, attraverso un rispetto pe- rentorio dei termini di allocazione di queste risorse. @stefano_belviol

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