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24 rmo maggio 2021 “la prospettiva dei prezzi in salita riaccende l’interesse del mondo della finanza per le commodity quotate sui mercati internazionali accelerando ulteriormente la crescita dei prezzi”, afferma Ariotti. Senza parlare dei colli di bottiglia legati a trasporti e movimentazione delle merci, con la rapida crescita dei prezzi dei noli. “Questo ha contribuito, tra la fine del 2020 e i primi mesi di quest’anno, con la ripresa, ad alcune difficoltà di approvvigionamento della materia prima che, assieme all’effetto combinato del cambio con il dollaro, ha fatto si che, con la scarsità di materiale siderurgico disponibile e le conseguenti difficoltà di approvvigionamento, si sia registrato un rialzo quasi verticale dei prezzi a inizio anno”, ha spiegato Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai. Italia troppo dipendente dall’import? In questo scenario drammatico, ne esce un quadro a tinte scure. Il rischio di un aumento sconsiderato dei prezzi, la difficoltà a reperire le materie prime, sono elementi che appesantiscono e appesantiranno l’intera indu- stria italiana legata a doppio filo all’importazione di oltre il 70% dell’acciaio. Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, sottolinea come “è in questi mo- menti che si capisce come un paese debole e vincolato all’import rischi grosso. È normale pensare che, vista la situazione dei prezzi delle materie prime e dei tra- sporti, chi ha materia prima la sposti verso i paesi a lui più vicini. Servirebbe un’industria produttiva no- strana di materie prime a base acciai all’interno dei nostri confini”. Sembra di capire che per ripartire serva rimettere l’industria manifatturiera al centro di una nuova strategia di politica industriale nazionale. A parere delle principali sigle rappresentative dei vari settori interessati, va ricordato che l’Italia deve restare la seconda manifattura in Europa e per questo servono investimenti. Secondo Dal Poz vanno bene gli investimenti privati se sostenuti da una politica go- vernativa che guardi a 360 gradi come, per esempio, il comparto della scuola, affinchè quegli investimenti diventino una molla competitiva. Ma Emanuele Mo- randi, amministratore delegato di Siderweb, stima che “nel lungo periodo ripartiranno forti spinte infla- zionistiche con un rialzo generale dei tassi di interesse che genereranno un effetto domino sulle aziende più virtuose che hanno saputo fare investimenti in digita- lizzazione rispetto a quelle che non hanno mai guar- dato oltre confine”. La crisi trasversale. La crisi dell’acciaio non complica le cose solo ad alcuni segmenti di mercato ma, a piog- gia, si riversa su tutti i comparti produttivi a cui si possa pensare. Ci sono alcuni settori che sono in ginocchio, come per esempio quello degli acciai trattati (lamiere verniciate, zincate o trattate in superficie) che servono il comparto delle caldaie, per esempio, che soffrono la mancanza di materiale la cui produzione non può avvenire dall’oggi al domani. Si pensi anche al com- parto dell’elettrodomestico e alle dichiarazioni di cassa integrazione da parte di alcuni brand a causa di questo fenomeno, ma non solo, a cascata il mercato dei micro- chip o delle plastiche sta subendo un contraccolpo e un forte rallentamento che mette in difficoltà, tra gli altri, anche il settore dell’automobile, già sufficientemente provato da crisi precedenti. Guai a descrivere questo momento come una bolla. Non lo è. Ariotti spiega che “la quotazione della ghisa da affinazione è passata da una media di 319 euro la tonnellata, rilevata a settembre 2020, agli oltre 500 euro di inizio aprile (+58%). Per quanto riguarda il rottame, il lamierino in pacchi è passato dai 303 euro/ tonnellata di inizio settembre, agli oltre 410 euro di inizio aprile (+36%)”. Nel 2008 i prezzi delle materie prime erano più che raddoppiati in pochi mesi, per poi rientrare ai livelli di partenza altrettanto rapida- mente. “E non siamo nemmeno all’epoca dei giochi INCHIESTA

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