RMO_235
45 rmo aprile 2021 ma è necessario avere anche massa critica per essere in grado di sostenere finanziariamente progetti e commesse”. La dimensione ridotta delle imprese italiane è uno dei punti di debolezza nell’acquisizione di grandi commesse, soprattutto a livello internazionali. Da anni nel settore si parla di fare sistema tra aziende in questo senso. Secondo lei è una strada percorri- bile e ci sono già degli esempi in Italia? “Come dicevo la questione della dimensione delle imprese italiane è sicuramente il principale limite di sviluppo sui mercati globali. Mi sembra che in que- sto Paese si utilizzi l’espressione ‘fare sistema’, ma che poi nella pratica manchino sempre i contenuti. Sembra quasi che non si abbia una chiara idea di come declinare l’espressione ‘fare sistema’ in azioni concrete tenendo del tessuto industriale del nostro Paese. Nel nostro settore bisognerebbe lavorare su queste direttrici principali: incentivare la patrimo- nializzazione delle aziende per creare un tessuto industriale più solido; minore frammentazione delle risorse pubbliche per lo sviluppo sui mercati inter- nazionali delle aziende; maggiori incentivi per l’in- novazione e lo sviluppo di tecnologie a forte valore aggiunto. Tutte queste direttrici dovrebbero essere strutturate con una forte premialità sulle aggrega- zioni tra aziende in modo da incentivarle. Credo che nei prossimi anni dovremo concentrare molti sforzi come Paese nel favorire questi processi, sarà la vera sfida che le nostre aziende dovranno vincere se vor- ranno continuare a competere sui mercati globali. Essere piccoli era bello, oggi non lo è più”. Un altro merito riconosciuto ad AiDAM è stato quello di essere stata, in alcuni casi, apripista in percorsi con gli istituti di formazione e Il Ministero per la creazione di nuove figure professionali. Cosa avete fatto e cosa avete in mente di fare in questo senso? “Sul fronte della formazione è sicuramente dove abbiamo maggiormente investito nell’ultimo trien- nio. Lo abbiamo fatto perché in vari momenti di confronto con i nostri associati abbiamo rilevata l’esistenza di una forte carenza di tecnici meccatro- nici adeguatamente formati e un gap tra esigenze aziendali e offerta scolastica. I tecnici spesso non possiedono le skill necessarie per inserirsi nell’am- biente lavorativo nel nostro settore. Per questo mo- tivo ci siamo posti come intermediari tra queste due realtà, attuando progetti che consentano di dare nuovo impulso agli istituti tecnici, facendosi porta- voce delle richieste provenienti dal mondo impren- ditoriale e coinvolgendo le aziende nel processo di riformulazione dell’offerta formativa. L’obiettivo? Ambizioso, quello di formare il ‘meccatronico del futuro’, una figura in possesso di tutte le skill ne- cessarie per integrarsi perfettamente nelle nostre realtà. Le attività fatte, che è mia intenzione con- tinuare assolutamente a promuovere, sono molte. Abbiamo lavorato con il Miur per la creazione di un protocollo di intesa per incentivare la nascita di percorsi formativi nell’ambito degli istituti tecnici sulla meccatronica. Abbiamo fortemente voluto la nascita della rete M2A. è stata la prima rete ita- liana tra istituti, scuole e aziende del settore della meccanica, meccatronica e automazione, che si prefigge di promuovere l’offerta formativa degli istituti tecnici e professionali e degli istituti tecnici superiori in Italia, con particolare riferimento alla produzione industriale nel nostro settore. Abbiamo lavorato alla creazione di un ‘Manuale della mecca-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy Mzg4NjYz