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28 rmo aprile 2021 Far East”. L’azienda ha così iniziato a lavorare con una logica di automazione flessibile, che fosse in grado di integrare le attività dell’uomo con attività robotizzate. Il tutto con l’obiettivo di valorizzare e sfruttare al meglio le capacità delle risorse umane, a fronte di un bisogno di rinnovamento costante del catalogo prodotti. “Dovendo creare delle modalità di integrazione uomo-macchina, la sicurezza è stato un aspetto essenziale - prosegue Federici -. Abbiamo iniziato ad adottare i cobot nel 2007, in un nostro impianto dove dovevamo aumentare la capacità pro- duttiva mantenendo lo stesso livello occupazionale. Abbiamo poi cominciato a impiegare il robot non solo abbinato all’uomo, ma applicato a intere fasi del processo, anche in logica modulare con più cobot che lavorano in contemporanea”. Tutto questo ha quindi portato a un ridisegno delle isole di lavoro, che oggi hanno molte meno persone intorno, sono più efficienti e generano meno difettosità, grazie alla grande ripetibilità, affidabilità e attenzione alla qualità offerta dai cobot. L’introduzione di questi sistemi ha però portato anche un completo cambia- mento dei processi. “Abbiamo dovuto effettuare un deployment dei processi stessi, per capire quali fos- sero le condizioni migliori per far lavorare il robot in logica di ottimizzazione dei flussi. I cobot sono infatti strumenti estremamente interessanti, ma bi- sogna imparare a costruirci una visione”. L’azienda ha clusterizzato i lavori eseguiti, realizzando dei tool e delle testine da utilizzare per ciascuno. L’ingegne- rizzazione del cobot ha quindi portato a disegnare un robot montato su una particolare attrezzatura, che può ricevere cluster di strumenti abbinati alle tipologie di lavori che vengono lanciate. Nel segno della versatilità. Le nuove logiche di linea introdotte in Ferrero hanno permesso di ridurre drasticamente i costi di riattrezzaggio delle linee. “Linee di questo tipo hanno dei payback sotto i due anni - dice Federici -. Ora stiamo implementando negli USA una soluzione dove non solo le linee si ricompongono in funzione delle esigenze di lavoro, ma che nel periodo di bassa produttività vengono rimosse, lasciando gli spazi liberi, cosa che non era possibile con le installazioni fisse con robot tradizio- nali. Questo ci ha permesso di fare più attività negli stessi ambienti, riducendo gli investimenti in fabbri- cati e aumentando l’output dei singoli siti produt- tivi, con incrementi della capacità produttiva che in alcune operazioni sono stati del 50%, impiegando lo stesso numero di persone”. Sempre negli Stati Uniti, dove l’azienda aveva necessità di aumentare la ca- pacità produttiva per il roll-out di prodotti europei sul mercato nordamericano, è stato quindi possibile dimezzare i tempi del lancio da tre anni a un anno e mezzo. Il tutto utilizzando la stessa unità produttiva esistente e solo ridisegnando i processi. Unitamente alla flessibilità e al costo contenuto della tecnologia, la possibilità di poter riutilizzare i sistemi installati per applicazioni diverse è un aspetto della robotica collaborativa molto apprezzato anche in Vitesco Technologies, azienda del Gruppo Continental attiva nel settore Powertrain che realizza componenti per autoveicoli con motori a benzina. “Il nostro è un am- bito in cui ci sono spesso delle evoluzioni per stare al passo con le esigenze dei clienti - racconta Papucci -. Il fatto che i cobot possano essere riutilizzati e fa- cilmente riprogrammati è un aspetto decisamente INCHIESTA

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