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25 rmo gennaio/febbraio 2021 era indiscusso leader nella produzione di motori tra- dizionali e non era certamente preparato al cambia- mento. Tutto questo ha portato grandi difficoltà a tutto l’indotto del settore automotive, aprendo la strada ai player asiatici che, occorre riconoscerlo, sull’elettrico sono partiti prima del mondo occidentale”. Lei nasce e si forma in una famiglia di imprenditori. Come vede il cambio generazionale nelle imprese italiane? “Il cambio generazionale è un fatto che riguarda gran parte delle imprese italiane e gran parte dei settori manifatturieri. Si tratta di un passaggio molto delicato che però, se penso al settore nel quale opero, non si presenta per la prima volta. Sono infatti numerose le aziende che sono ormai giunte alla seconda o terza generazione e quindi già hanno vissuto almeno uno, se non due, passaggi di testimone. In ogni epoca e in ogni situazione il cam- bio al vertice è un momento critico che va gestito e, oggi più di prima, abbiamo strumenti e conoscenza. Nella definizione dei nuovi ruoli e dei nuovi incarichi chi è alla guida deve valutare tanti aspetti, ma credo che ciò che più conta siano l’inclinazione e la pre- disposizione di chi verrà dopo di lui. Si tratta di un processo che va preparato ascoltando, osservando e appoggiandosi anche al management dell’azienda che risulta determinante per garantire la continuità dell’attività di impresa”. Per concludere. Quest’anno potrebbe essere la stagione dei rinnovi contrattuali, in vari comparti industriali. Uno studio, ottobre 2020, della Fondazione Di Vittorio, confronta i salari del lavoro dipendente in Italia con quelli delle maggiori economie dell’eurozona. Non ne usciamo bene. Qual è la sua opinione in merito? “Il confronto tra le parti è aperto e sono certa che si arriverà ad una quadra che potrà soddisfare tutte le parti coinvolte: lavoratori e imprese. Al di là dei discorsi sui salari e ai confronti con altri Paesi che, per essere validi, dovrebbero tener conto di nume- rosi parametri (quali produttività, costo della vita, sistema fiscale, sanitario ecc.) io credo si debba guardare al tema del lavoro in un’ottica più ampia e completa. Il mondo sta vivendo una profonda tra- sformazione, oltre che un’emergenza che non era- vamo pronti ad affrontare, e questa trasformazione impone un serio ragionamento sulle nuove modalità di lavoro e su come favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Ecco se dovessi pensare ai punti su cui focalizzare l’attenzione direi anzitutto la formazione, per aggiornamento del personale già impiegato nelle aziende, e per avere giovani prepa- rati le cui competenze siano in linea con le esigenze delle imprese (l’intervista è stata raccolta lo scorso dicembre ndr)”. @gapeloso
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