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24 rmo novembre/dicembre 2020 sulterà l’area più vivace rispetto al resto del mondo. Occorre però considerare che l’Europa è l’area che ha sofferto maggiormente nel biennio 2019-2020. Con riferimento all’Italia, dopo il pesante arretra- mento registrato nel biennio 2019-2020, nel 2021 il consumo di macchine utensili tornerà a crescere attestandosi a 3.111 milioni di euro, il 38,2% in più rispetto al 2020. “Per questa ragione occorre un piano ragionato di intervento a stimolo e sostegno degli investimenti in nuove tecnologie di produzione. Il processo di trasfor- mazione digitale avviato da ormai un quinquennio non è certo concluso e, anzi, si è in parte arrestato in questi mesi di emergenza sanitaria - ha commen- tato nel corso dell’assemblea il presidente uscente di Ucimu, Massimo Carboniero -. È invece importante che la trasformazione in atto continui e raggiunga anche quelle imprese che fino ad ora sono rimaste escluse”. In questo senso il Recovery Fund varato ora dall’Eu- ropa, secondo Carboniero, è la migliore e più grande occasione per scegliere la via della crescita e dello svi- luppo del Paese. “Alle autorità di Governo chiediamo di ragionare attentamente sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse che spettano al nostro Paese, affinché non solo siano indirizzate come è richiesto a provvedimenti per lo sviluppo ma affinché sia fatta una scelta oculata dando precedenza a quelli realmente attivatori della crescita del sistema economico del Paese – ha concluso Carboniero -. È questo il caso dei provvedimenti per l’innovazione e la competitività. Occorre proseguire, ben oltre il 2020, con il Piano Transizione 4.0 che di fatto permette il credito di imposta sui macchinari ac- quisiti nell’anno in corso”. @lurossi_71 STRATEGIE Proposte di politica industriale di Ucimu Pacchetto di provvedimenti in materia 4.0. Per Ucimu l’ideale sarebbe trasformare il Piano Transizione 4.0 in provvedimento strutturale, abbandonando la logica dell’intermittenza con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese. È comunque indispensabile che l’operatività delle misure non sia inferiore ai tre anni, meglio ancora se allungata a 5 anni. In ogni caso ciò su cui si deve assolutamente intervenire per Ucimu è l’aumento dei massimali su cui applicare il credito di imposta e la rimodulazione delle aliquote del credito di imposta sia per gli acquisti di nuovi macchinari sia per gli acquisti di nuovi macchinari dotati di tecnologia 4.0. In particolare, per gli acquisti di nuove macchine utensili l’associazione chiede di raddoppiare l’aliquota del credito di imposta ora fissata al 6%. Questo perché la trasformazione dell’industria manifatturiera italiana è un fatto graduale, ci sono aziende che sono già arrivate ad una fase molto avanzata di digitalizzazione e altre che hanno bisogno innanzitutto di svecchiare il parco macchine presente nelle loro officine. Formazione 4.0 e giovani. I costruttori di macchine utensili propongono di rivedere il provvedimento sulla formazione 4.0, affinché nel calcolo del credito di imposta sia compreso non solo il costo del personale impegnato nella formazione per le ore di aggiornamento svolte ma anche il costo dei formatori, l’aspetto più oneroso, specialmente per le PMI. Oltre alla formazione continua è poi importante considerare anche la formazione di base e, in particolare, la formazione tecnica di base, troppo spesso bistrattata e sottovalutata. Internazionalizzazione e sistema fieristico. ll blocco e, ora, le limitazioni alla mobilità imposte da questa emergenza, stanno fortemente condizionando l’operato delle aziende sui mercati esteri e questo è un grave danno per un settore che esporta più della metà della produzione nazionale. Per questo l’associazione ha chiesto, nel rispetto delle norme sanitarie, di ragionare su una possibile revisione delle procedure da mantenere nel caso di trasferte, oggi fortemente frenate dalla necessità di rispettare periodi di quarantena al rientro dall’estero. Il blocco dei dipendenti per 14 giorni diviene un problema di difficile gestione perché rischia di paralizzare l’attività aziendale a causa della mancanza di personale.

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