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53 rmo ottobre 2020 petenze dei suoi operatori - ha portato in house lo sviluppo di tutto le successive applicazioni robotiche riducendo ulteriormente le spese e velocizzando il ROI delle installazioni. A dimostrazione del buon clima che è possibile creare attorno alle automazioni collaborative (viste come soluzioni in grado di potenziare il lavoro umano, non sostituirlo) gli addetti Thyssen hanno denominato in maniera peculiare tutti i 9 cobot attualmente in servi- zio presso il plant di Hamilton: ciascuno di essi porta il nome di un presidente USA, dal primo, George Wa- shington, al nono William Harrison. I cobot sono chiamati ad automatizzare diverse gonomiche e si era impegnata a provvedere affinché le condizioni di lavoro dei suoi operatori potessero migliorare in questo senso. Soluzione ‘presidenziale’. Aldo Barbieri, opera- tional manager di Thyssen, è entrato in contatto con la robotica collaborativa assistendo al suo funziona- mento presso una piccolissima azienda a conduzione familiare dove, a dispetto di una competenza robo- tica degli operatori molto bassa, i cobot automatizza- vano task di estrema complessità. Ma l’aspetto che ha particolarmente convinto Barbieri è stata la flessibi- lità del cobot. Il braccio robotico era infatti montato su un carrello a ruote e veniva spostato verso diverse postazioni dove eseguiva compiti via via diversi. Un concentrato di versatilità e semplicità d’uso che ha definitivamente convinto Barbieri che per rispondere al fenomeno della mass customization che stava inve- stendo il suo settore, una soluzione collaborativa era la scelta giusta. Dopo una prima integrazione supportata dallo stesso distributore UR che aveva venduto la soluzione, Bar- bieri - grazie alla formazione ricevuta sui moduli online dell’Universal Robots Academy e alle com- Lo stabilimento di Hamilton (Ohio) della Thyssen ha installato 9 cobot Universal Robots e sta programmando nei prossimi anni di integrare altri 40 robot collaborativi UR.

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