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34 rmo settembre 2020 INCHIESTA spettive di sviluppo dei ‘nostri’ mercati, si adombrano buone possibilità: i settori delle macchine utensili, dell’automazione e dell’Automotive - già componenti importanti del nostro export - possono infatti trarre beneficio dalle strategie d’investimento britanniche. Anche alla luce del fatto che, come verificato dalla missione di sistema Ucimu, le imprese manifatturiere britanniche hanno un tasso di tecnologia piuttosto basso: l’Italia, a questo punto, può (e deve) cogliere l’occasione. Cina. Sulla Cina l’epidemia ha colpito duro: il PIL è crollato nel primo trimestre del 6,8% (per la prima volta dal 1992), la produzione industriale a valore ag- giunto è diminuita di quasi il 9%, la disoccupazione si è attestata intorno al 6% e 40 milioni posti di lavoro sono andati persi. Il settore dei servizi, che rappre- senta quasi il 60% del PIL totale, è diminuito del 5,2 percento, mentre l’industria primaria e quella seconda- ria hanno registrato un calo rispettivamente del 3,2 e 9,6 percento. Particolarmente colpito il settore dell’au- tomotive, che nei primi due mesi dell’anno ha subito una flessione del 45,8%. Al di là di questi dati, ovvia- mente condizionati dalla crisi sanitaria, la Cina - come è emerso nel corso dei webinar - rimane un mercato importante per l’Italia e per il nostro export. Quattro essenzialmente i motivi. In primo luogo, pesa il potenziale bacino d’utenza: in Cina vi sono 550 mi- lioni di persone con una capacità di spesa media supe- riore a quella UE; in secondo luogo il Paese importa 2,1 trilioni dollari; inoltre - al netto della pandemia - il PIL del Paese ha tassi di crescita due volte e mezzo la media mondiale; infine punta un modello di innova- zione e di incremento dei consumi interni. Per questo la Cina si conferma un ottimo sbocco per il Made in Italy; ampio spazio dunque a vari settori: dai beni di consumo in e-commerce ai prodotti farmaceutici e bio- medicali; dagli impianti per l’efficienza energetica a quelli per le energie rinnovabili. Spazio anche a veicoli elettrici, robot industriali e macchine utensili, nuovi materiali, sistemi di trasporto ferroviario e logistica. Brasile. Mercato promettente, ma da coltivare, il Bra- sile vale per l’export italiano circa 4 miliardi nel 2019, e circa 3,5 sul fronte import. Se calcoliamo che l’export complessivo è stato pari a 158 miliardi, si comprende come ci siano ancora spazi di crescita per il nostro
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